Vita ad alta quota: cosa succede al ferro nel sangue?

Roma, 14 marzo 2023 (Agonb) – Indagato il legame fra metabolismo del ferro e formazione dei globuli rossi (eritropoiesi) ad alta quota: a farlo, in un paper pubblicato su Hemasphere, un team del dipartimento Scienze biomediche per la Salute dell’Università Statale di Milano nell’ambito di un’ampia collaborazione internazionale, che ha analizzato soggetti residenti in tre zone del Perù: a livello del mare, ad alta quota (Puno, 3.800 metri) e a La Rinconada (5.100 metri, la città più alta del mondo). 

L’organismo si adatta alle condizioni di ipossia indotta dall’alta quota sintetizzando grandi quantità di emoglobina, necessaria al trasporto di ossigeno. Per produrla, i globuli rossi utilizzano grandi quantità di ferro la cui disponibilità è particolarmente cruciale quando la sintesi dei globuli rossi è elevatissima (eritrocitosi). “I dati ottenuti hanno dimostrato che il progressivo aumento dei parametri eritroidi (ovvero il numero dei globuli rossi e la massa di emoglobina) non è accompagnato dalla carenza di ferro”, spiega Stefania Recalcati, co-coordinatrice della ricerca.

Quello che è emerso è che un volume totale degli eritrociti raddoppiato rispetto al normale non porta a carenza di ferro, ma l’ulteriore stress eritropoietico presente nei soggetti affetti da mal di montagna cronico ha provocato l’induzione dell’eritroferrone e la repressione dell’epcidina (due regolatori del metabolismo del ferro a livello sistemico). I risultati forniscono informazioni utili sull’adattamento dell’omeostasi del ferro in risposta a una eritropoiesi cronicamente stimolata, come quella di chi vive sopra i 2.500 metri o dei pazienti con patologie respiratorie che comportano grave ipossia cronica o con malattie ematologiche come la policitemia, caratterizzate da un forte aumento della quantità di globuli rossi nel sangue. (Agonb) Cdm 11:00.