Congresso “Il biologo ambientale nella gestione e progettazione del Verde Urbano e di una Ecologia Urbana sostenibile anche a contrasto della siccitosi e desertificazione naturale e urbana sempre più persistente”

Le iscrizioni per partecipare al convegno devono pervenire all’indirizzo di posta elettronica ambiente@onb.it.

 

“Progettazione del Verde Urbano, Ecologia Urbana, Siccitosi e Desertificazione naturale e urbana”, tematiche che per il senso comune potrebbero sembrare non interconnesse, ma che invece lo sono profondamente, soprattutto oggi in un periodo che a livello planetario sono in corso cambiamenti climatici, depauperazione delle risorse naturali, impoverimento della diversità biologica, acidificazione degli oceani, piogge acide, deforestazione irrazionale del manto vegetale, urbanizzazione distrofica, crescita demografica elevata, problemi igienici e sanitari-ambientali soprattutto nelle aree geografiche più povere, con maggior problemi idrici che in alcuni casi sfociano in vere e proprie catastrofiche carestie e malgrado ciò, con lo stesso una ingorda urbanizzazione e dove sono enormi ancora le disparità sociali e sono presenti annosi conflitti.

Malgrado questo possa sembrare l’introduzione a un classico della fantascienza futuristica di memoria Orweliana, rappresenta invece il mondo in cui viviamo, dove l’Homo sapiens viene ostinatamente ed erroneamente definito da molti filosofi e mass media ancora oggi “la forma vivente più evoluta”, mentre per i biologi (ovvero gli studiosi delle forme viventi, degli ecosistemi e biotopi che le ospitano) ne rappresenta una, tra i milioni di specie vegetali ed animali scoperte e le probabili decine di milioni ancora da scoprire, se non si estinguono prima che ciò avvenga.

Sì, estinzione, diminuzione della biodiversità, depauperamento delle risorse idriche naturali, deforestazione massiva, urbanizzazione distrofica, iper-industrializzazione, inquinamento per un uso eccessivo e prolungato dei combustibili fossili, riduzione drastica delle risorse naturali terrestri, siccitosi, desertificazione (impoverimento della fertilità del suolo), disparità sociale, conflitti e guerre, sono opera proprio dell’Homo sapiens che a partire dalla prima rivoluzione Industriale e dalla prima rivoluzione Agricola (cioè l’agricoltura meccanizzata), ha esponenzialmente accelerato e sta accelerando a livelli catastrofici, quanto descritto, molto più violentemente che non nelle varie ere geologiche la Natura ha fatto di suo, con diluvi, terremoti, esplosioni piroclastiche vulcaniche, maremoti, desertizzazione, cambiamenti climatici etc.

Lo scopo di questo Convegno è proprio quello di puntare la luce su una delle figure tecnico-scientifiche, che storicamente è stata sempre quella più profondamente coinvolta nello studio della Natura e dell’Ambiente e nel trovare contromisure e mezzi di lotta a quanto descritto prima, cioè il “Biologo”, nello specifico il “Biologo naturalista”, oggi “Biologo ambientale” nelle sue varie specializzazioni (botanico, zoologo, ecologo, entomologo, biologo marino, idrobiologo, etnoantropologo).

In particolar modo, si vuole chiarire definitivamente, quanto il biologo ambientale sia una figura (per longevità 122 anni e profonda conoscenza) non importante ma “ESSENZIALE” nella tutela sia dell’Ambiente che della Natura, poiché funge non solo da descrittore degli “N” ecosistemi da lui scoperti nella storia a livello planetario, ma anche da vero e proprio “medico degli ecosistemi”, prendendosene cura, quindi di riflesso a tutela della flora, della fauna e dell’essere umano stesso che vive all’interno della “biosfera” la totalità degli ecosistemi planetari.

Poiché l’urbanizzazione a partire dal Medio Evo ad oggi, con una progressione geometrica, ha creato città sempre in maggior numero e sempre più grandi, fino ad arrivare alle Metropoli e Megalopoli, in cui si hanno veri e propri agglomerati di viventi (si pensi a città come Shangai con i suoi 26 milioni di abitanti, Bombay 13 milioni, Tokyo 31 milioni, New York 15 milioni etc.), a causa delle quali si sono rubati e si stanno rubando milioni di km2 di aree naturali e rurali, per cui la vegetazione e fauna selvatica (dotate di propria intelligenza e impulso alla vita) per sopravvivere, attratta, nel caso degli animali, dalla presenza del cibo buttato nei rifiuti, dalla presenza di acqua spesso sprecata e lasciata scorrere nei punti pubblici e, alla presenza di aree ove potersi riprodurre,  stanno determinando la nascita di vere e proprie giungle urbane, con una fauna e flora selvatiche, con cui dobbiamo imparare a coesistere e a gestire; non solo questo, la concentrazione sempre maggiore di persone nelle città (aree urbane e periurbane, circondate dalle aree naturali e rurali sempre più povere), anche a livello psicofisico (come citò bene il grande biologo del suolo René Dubos, nella sua “Teoria degli Ecourbanoidi”, sin dagli anni ’50 del secolo scorso) sta determinando, per la presenza di una densità elevata di automobili, quindi di smog, particolati atmosferici, microclimi alterati, regimentazione delle acque di afflusso e deflusso non regolari, igiene ambientale e urbana sempre più precarie, la necessità pressante di progettare un Verde Urbano intelligente e corretto da cui poter ottenere una Ecologia Urbana sostenibile e (in Italia, che è una delle regioni europee insieme alla Spagna ha più alto stress idrico è un problema crescente) contrastare l’avanzamento della siccitosi, delle isole di calore che si avvertono sempre di più anche a livello urbano, o meglio nell’Ecosistema urbano, creando soluzioni e mezzi di lotta che contrastino tali fenomeni perlopiù di origine antropica.

Il biologo ambientale in qualità di naturalista ed esperto di queste discipline e per la sua capacità di vedere in modo “olistico” quindi “complessivo” e “complesso” tali problematiche, poiché eredità dei suoi studi nell’ambiente naturale è figura “INDISPENSABILE” anche nel gestire l’Ecosistema urbano; questo in cooperazione con figure professionale di altra estrazione e con altre competenze, che molti anni dopo rispetto il biologo si sono avvicinate all’ambiente, quali quelle degli ingegneri, architetti, agronomi, con punti di vista che oltretutto sono specifici per alcuni aspetti, non complessivi come quelli del biologo! Da cui è necessario che in Italia, come da sempre avviene all’estero, nei vari livelli delle Pubbliche Amministrazioni “PA”, da quelle comunali, regionali fino a quelli ministeriali, sia presente un numero maggiore di biologi ambientali rispetto quelli presenti, almeno pari a quello delle altre figure professionali nei settori ambientali, poiché senza il biologo ambientale non si può aspirare ad una visione completa dell’ambiente, pregna di profonda conoscenza dei meccanismi più sottili e profondi di come la Natura lavora, negli Ecosistemi urbani.

Responsabile scientifico del progetto, Giuliano Russini.

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