Rifiuti marini trasformati in carburante

Roma, 4 ottobre 2020 (AgOnb) – “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” è la legge che individuò Antoine Lavoisier, il più grande scienziato del ‘700, considerato iniziatore della chimica moderna. Nel 1772 Lavoisier scoprì la legge naturale di conservazione della massa: in una reazione chimica nulla si crea, nulla si distrugge, distrugge, tutto ciò che vi era prima si trova anche dopo che la reazione è avvenuta. Dimostrò sperimentalmente che la materia non può essere creata o distrutta, ma solo trasformata.

Il consumismo spinge l’uomo a disfarsi della materia e produrre rifiuti, la massa dei rifiuti che ci circonda non è altro che la manifestazione di uno scarto crescente tra ciò che produciamo e ciò che consumiamo.

La dimensione produttiva è diventata semplicemente un supporto al meccanismo di generazione di insoddisfazione dell’individuo. Nella logica capitalistica postmoderna l’atto di consumo perfetto non può recare soddisfazione se non istantanea, cioè i beni dovrebbero soddisfare nell’immediato e la soddisfazione dovrebbe cessare immediatamente, non appena esaurito il tempo necessario al consumo.

Più che civiltà del consumo, quella attuale può essere definita “civiltà dello spreco”, la “civiltà dei rifiuti”. Il gesto del buttar via ha radici e ragioni antropologiche profonde, è un autentico rito di purificazione, attraverso cui l’uomo si rigenera, abbandonando le scorie di sé stesso: si spoglia simbolicamente dell’apparenza e recupera la sostanza dell’essere.

L’uomo postmoderno compra compulsivamente per sfuggire alla morte e butta via sempre più rapidamente per sfuggire “all’insignificanza”; ma in questo vano tentativo di sfuggire alla propria morte, provoca o accelera quella dell’oggetto e del mondo. Cosa fa l’uomo distratto, che non pensa al futuro della terra, con i rifiuti? Li può nascondere sotto i fondali marini o li incenerisce. Invece l’uomo attento che pensa al futuro del pianeta li ricicla, perciò visto che nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma… allora si può trasformare la spazzatura!

Trasformare le plastiche raccolte in mare in carburante per imbarcazioni è il tema del progetto di ricerca marGnet (Mapping and recycling of marine litter and ghost nets on the sea-floor) coordinato dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia (Cnr-Ismar), che si completerà alla fine di quest’anno.   Attraverso questo processo, rifiuti plastici difficili se non impossibili da riciclare per via meccanica, senza alcun pretrattamento, vengono decomposti in assenza di ossigeno in un olio da cui si possono ottenere tre tipi di carburante: uno leggero e di alta qualità, che può essere utilizzato come materia prima per la produzione di nuovi polimeri vergini; il gasolio marino oggetto del progetto di ricerca e un olio combustibile intermedio. Il progetto propone soluzioni a multi-livello, orientate da un lato a monitorare e mappare i detriti marini sui fondale e dall’altro alla loro rimozione e al loro riciclo. Avrà luogo in due siti pilota nel Nord Adriatico, uno in Italia e uno in Croazia, assicurando al tempo stesso la possibilità di essere riprodotto in altri luoghi, dato che le metodologie del progetto sono applicate ad habitat molto diversi (fondali sabbiosi e affioramenti rocciosi). Nell’ambito della ricerca è stato messo a punto dalla società torinese Sintol un prototipo portatile, che opera attraverso un processo di pirolisi a bassa temperatura. Al progetto collaborano anche il Blue World Institute di Lussino, in Croazia, la veronese Laguna Project e la TechneProjects di Padova.

Il problema dell’enorme produzione di rifiuti però non può essere semplicemente risolto con adeguate tecnologie di smaltimento, la questione è soprattutto di natura culturale. Ogni detentore di una merce non si preoccupa del rifiuto che essa creerà una volta che passa ad un altro possessore, anzi cercherà di trasferire la maggior parte dei rifiuti ad essa collegati.  Solo con l’avvento di una nuova sensibilità personale e sociale che riconsideri la posizione dell’uomo nel mondo sarà possibile sconfiggere l’inquinamento ambientale. (AgOnb) Matteo Piccirilli 9:30