Protezione Civile, dare dignità e riconoscimento ai titoli di studio dell’area biomedica

Lo scorso 28 settembre è stato pubblicato in G.U. un bando di concorso per n. 13 dirigenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della protezione civile (DPC). I 13 posti a concorso sono suddivisi in: 8 posti per dirigenti di area “tecnico-operativa” (di cui 3 riservati a candidati interni al DPC) e 5 posti per dirigenti di area tecnico-amministrativa (cdi cui 2 riservati a candidati interni DPC). Per l’area tecnico-operativa sono previsti, nei requisiti, solo cui alcuni titoli di laurea che includono Ingegneria (non tutti gli indirizzi), Geologia (scienze geologiche e scienze della terra), Architettura, Fisica, Rischio ambientale e Protezione civile. Chi è in possesso di altre lauree non può accedere al concorso. Esclusi, dunque, dal bando tutti i titoli di studio dell’area bio-medica (medicina e chirurgia, medicina veterinaria, farmacia, scienze biologiche, psicologia). Tale limitazione appare arbitraria, visto che la funzione di protezione civile è esercitata in modo trasversale e non è materia per “specialisti”, riservata a determinati percorsi accademici. L’esclusione delle lauree sanitarie appare doppiamente paradossale per un Dipartimento che prevede e ha sempre previsto sin dalla sua fondazione, un servizio “sanitario” nell’organigramma. Un Dipartimento che è stato guidato, nel recente passato, per oltre 10 anni da un medico, e da numerosi dirigenti di prima e seconda fascia laureati nell’area sanitaria. L’esclusione rappresenta una criticità nel sistema complesso di Protezione civile.

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