Sanità privata come “secondo pilastro”: l’intervento del presidente dei Biologi D’Anna al Welfare Day 2018

Tavola rotonda, oggi, mercoledì 6 giugno, in piazza dei Santi Apostoli a Roma, teatro del “Welfare Day“, il giorno dedicato al benessere della sanità pubblica e privata, da quasi un decennio, ormai, appuntamento fisso nell’agenda dei protagonisti del welfare. Rappresentanti delle istituzioni, esponenti politici (decision makers), parti sociali, operatori (stakeholders) ed esperti del settore si sono ritrovati nella cornice di palazzo Colonna per confrontarsi sui dati del Rapporto Annuale RBM-Censis che raccontano il cambiamento vissuto dal nostro Paese sul versante della cosiddetta “sicurezza sociale“.

Il tema affrontato quest’anno verteva sul diritto alla salute e sulle differenze nella spesa sanitaria, messe sempre più in evidenza dalla reale esperienza vissuta, quotidianamente, dalle famiglie italiane che scelgono di curarsi nel privato oppure nel pubblico.

Di questo, in particolare, si è discusso nella seconda parte dei lavori del Welfare Day, nella sessione dedicata alla sanità privata intesa come “secondo pilastro” ed alle relative “prove di convergenza”. Ospiti di turno il presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi, sen. Vincenzo D’Anna; l’on. Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi), l’ing. Alessandro Falez, amministratore unico del Rome American Hospital e il dott. Vittorio Contarina, vicepresidente di Federfarma.

Per molti anni – ha sottolineato D’Anna nel corso del suo intervento – ci hanno spiegato che la pubblicità del servizio doveva necessariamente coincidere con la statalità della gestione confondendo, così, il profitto con il profittatore. In tal modo si è venuta a sancire la marginalità di questo ‘secondo pilastro’ che è la sanità privata. Un settore che pure, dati alla mano, via via che il sistema è venuto a implodere (sotto il peso di questa massa di burocrazia e di compiti farraginosi che lo Stato ha voluto darsi), è venuto necessariamente sempre più allo scoperto“.

Si badi bene – ha proseguito D’Anna – già adesso, e vi parlo della regione Campania, la sanità privata accreditata (che poi è servizio pubblico non statale), pur assorbendo appena il 17% del fondo sanitario, è capace di erogare, da sola, il 60% delle prestazioni richieste dall’utenza“.

Ahimè – ha osservato ancora il presidente dei Biologi – c’è la presunzione che un sistema autoreferenziale come quello statale, possa anche funzionare. Un sistema da cui ogni accenno alla parola competizione, sembra essere bandito. E non a caso ho detto ‘competizione’, che io ricordo dal latino cum petere, vale a dire cercare insieme, oltre che chiedere insieme. Lo sport è competitivo, la scienza è competitiva. Perché non può esserlo anche il nostro sistema sanitario? Perché non mettere in competizione pubblico e privato?“.

Ebbene – ha rincarato la dose D’Anna – il nostro Stato, invece di programmare, invece di regolare, invece di rendere disponibili le risorse, vuole mettersi a fare anche l’imprenditore pretendendo poi di giudicare finanche la qualità di quello che produce“.

L’ex parlamentare ha sottolineato la necessità per il cittadino-paziente, di poter esercitare “il diritto reale di libera scelta” facendo cioè in modo che sia lui, liberamente, “a scegliere se curarsi nel privato oppure, nel pubblico“, anche con “un’assegnazione diretta dei fondi della specialistica o della farmaceutica“. In soldoni, è stata la proposta avanzata dal presidente dell’Onb: “una parte della spesa sanitaria potrebbe anche essere affidata direttamente al cittadino il quale poi, in maniera responsabile, potrebbe decidere come spenderla in maniera ovviamente virtuosa“.