Roma, 8 ottobre 2025 (Agenbio) – E’ una fotografia drammatica quella scattata dal Gimbe, che nel suo ultimo, ottavo, rapporto denuncia che negli ultimi tre anni la sanità pubblica ha perso 13,1 miliardi di euro, 41,3 miliardi sono a carico delle famiglie. In pratica un italiano su 10 ha dovuto rinunciare alle cure.
Se nel triennio 2023-2025 il Fondo sanitario nazionale è aumentato di 11,1 miliardi di euro, con il taglio alla percentuale di Pil la sanità ha lasciato per strada 13,1 miliardi. Le conseguenze sono, rivela il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, l’aumento delle disuguaglianze, famiglie schiacciate da spese insostenibili, cittadini costretti a rinunciare alle cure, personale demotivato che lascia la sanità pubblica”. Il diritto alla salute rischia di trasformarsi in un bene elitario. E’ quindi necessaria una convergenza di sforzi tra Governo, Regioni e Asl per trasformare le risorse in servizi accessibili. Il divario tra previsione di spesa e risorse pubbliche rischia infatti di scaricarsi sui bilanci regionali, con un impatto stimato di 7,5 miliardi nel 2025 e fino a 13,4 miliardi nel 2028, afferma Gimbe. Il riparto del Fsn tra le Regioni resta lontano dall’equità. Nel 2024, la Liguria riceverà 2.261 euro pro-capite, mentre la Campania appena 2.135 euro. Sul fronte del personale sanitario, l’Italia non manca di medici ospedalieri ma soffre la carenza di infermieri: 6,5 ogni 1.000 abitanti contro una media Ocse di 9,5. La medicina generale resta invece scoperta, con oltre 5.500 medici mancanti. La spesa sanitaria totale per il 2024 è stimata in 185,12 miliardi di euro, di cui 47,66 miliardi a carico delle famiglie. Oltre 5,8 milioni di italiani, il 9,9% della popolazione, hanno rinunciato a cure e prestazioni, con punte del 17,7% in Sardegna. (Agenbio)