Personalizzare la terapia dopo l’angioplastica riduce il rischio di morte

Roma, 30 settembre 2025 (Agenbio) – La terapia personalizzata dopo un’angioplastica coronarica riduce del 20 per cento il rischio di morte, infarto miocardico, ictus o sanguinamento grave per un periodo di due anni. A dimostrarlo sono i risultati dello studio PARTHENOPE condotto da un team di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology (JACC).
Secondo l’indagine, la terapia antiaggregante doppia (DAPT), che di solito viene prescritta per 12 mesi, è più efficace se somministrata “su misura” per un periodo che può variare dai 3 ai 24 mesi.
Lo studio, che ha coinvolto oltre 2.100 pazienti, è il primo randomizzato che ha confrontato i due approcci: da un lato la strategia standard, cioè la DAPT per 12 mesi, indipendentemente dalle condizioni del paziente; dall’altro una strategia personalizzata, in cui la durata della DAPT è stata adattata in base al “punteggio DAPT” del paziente e alla sua presentazione clinica (sindrome coronarica acuta o cronica). Il “punteggio DAPT” (Dual Antiplatelet Therapy Score) è uno strumento clinico che valuta il rapporto rischio-beneficio di continuare la DAPT per un periodo prolungato, generalmente oltre i 12 mesi dopo l’impianto dello stent. Gli esiti della ricerca evidenziano che, in una popolazione eterogenea di pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica, un approccio personalizzato alla durata della DAPT offre un beneficio clinico netto superiore rispetto all’approccio standard. (Agenbio) Etr 09.00