Un intervento sperimentale per il ripopolamento della Pinna nobilis nell’Alto Adriatico
Roma, 30 maggio 2025 (Agenbio) – Nel cuore dell’Alto Adriatico, presso l’Oasi Marina e sito Natura 2000 di Caorle, è stato realizzato il primo intervento di ripopolamento della Pinna nobilis, uno dei molluschi più grandi e rappresentativi del Mar Mediterraneo. L’iniziativa è frutto della collaborazione tra l’Istituto di scienze marine del Cnr di Venezia (Cnr-Ismar), l’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr di Padova (Cnr-Igg), il Comune di Caorle e il gruppo sommozzatori locale.
L’intervento si inserisce all’interno del progetto INTERREG IT-SI TRECap – “Trezze, tegnue ambienti marini dell’Alto Adriatico: Capitalizzazione”, finanziato dal Programma Interreg VI-A Italia-Slovenia 2021-2027. L’obiettivo è contribuire allo sviluppo di strategie efficaci per la conservazione e il ripristino della Pinna nobilis, specie messa in grave pericolo da un’epidemia che, dal 2016, ne ha decimato la popolazione a causa dell’agente patogeno Haplosporidium pinnae.
Per questa prima fase sperimentale sono stati installati captatori per raccogliere le larve planctoniche e prelevati esemplari giovanili, poi cresciuti in condizioni controllate presso la piattaforma oceanografica “Acqua Alta” del Cnr al largo di Venezia. Solo gli individui sopravvissuti e ritenuti idonei sono stati reintrodotti nei fondali rocciosi di Caorle. A due mesi dal trapianto, le tre giovani nacchere stanno mostrando buoni segni di crescita, un segnale incoraggiante per la riuscita dell’esperimento.
La Pinna nobilis, nota anche come nacchera o palostrega, può superare il metro di lunghezza e vivere oltre vent’anni. Questo bivalvo gioca un ruolo cruciale per gli ecosistemi costieri: filtra l’acqua, favorisce la biodiversità e offre rifugio a numerose specie marine. La sua scomparsa rappresenterebbe una grave perdita ecologica.
Il ripristino della specie è una sfida complessa, che richiede competenze scientifiche, monitoraggi costanti e approcci tecnologici all’avanguardia. In questo intervento, i ricercatori stanno utilizzando anche tecniche fotogrammetriche per controllare lo stato di salute e la crescita dei molluschi direttamente nel loro ambiente naturale.
L’iniziativa, pur ancora limitata nei numeri, rappresenta un primo passo concreto verso la salvaguardia della Pinna nobilis nell’Adriatico settentrionale. I risultati ottenuti contribuiranno alla definizione di protocolli condivisi per interventi futuri di ripopolamento e conservazione della specie a livello interregionale e internazionale. L’impegno congiunto di enti di ricerca, istituzioni locali e volontari dimostra come la tutela del mare possa essere affrontata con approcci scientifici innovativi, integrati da una profonda attenzione alla biodiversità. (Agenbio) Eleonara Caruso 9:00