Roma, 26 maggio 2025 – Il mare rischia di diventare la pattumiera del mondo. È allarme sulle plastiche e microplastiche che pervadono non soltanto i mari ma anche gli esseri viventi che lo compongono. Preservare l’eco sistema marino è il compito dei biologi. Se n’è parlato a Trieste il 23 e 24 maggio scorso, nel corso del primo convegno promosso dalla Fondazione Italiana Biologi (FIB) di Bologna dal titolo “One Health micro/nanoplastiche: impatto sull’ambiente e sulla salute umana”. Relatori dell’evento organizzato da Franco Andaloro, Elisabetta Edalucci e Bruna Scaggiante insieme al presidente FIB e FNOB, Vincenzo D’Anna i massimi esperti del settore, gli scienziati, i biologi che si occupano di un settore delicato e ancora da esplorare come la biologia marina.
La scelta di Trieste città sede di una importante università non è casuale. “La biologia – come ha più volte sottolineato il presidente D’Anna -, si conferma essere la scienza del futuro per la salvaguardia della salute umana”. Il tema delle micro plastiche è quanto mai attuale e ci riguarda da vicino: dall’ambiente esterno al corpo umano. “E infatti – come ha dichiarato il professor Andaloro -, ingeriamo anche inconsapevolmente le micro plastiche che invadono i nostri mari e le sue creature finendo sciaguratamente nella catena alimentare”. La presenza delle microplastiche nei diversi tessuti, le correlazioni con patologie infiammatorie e degenerative sono un dato preoccupante che desta scalpore e fa paura. A riguardo di estremo interesse la relazione della professoressa Bruna Scaggiante del Dipartimento Scienze della Vita, Università degli Studi di Trieste sulle correlazioni con i tumori derivanti da micro e nano plastiche.
La biologia è una scienza aperta a nuove scoperte e i biologi hanno notevoli opportunità di scelta. Durante le sessioni del convegno ampio spazio è stato riservato allo stato di salute dei mari. I biologi sono impegnati a trecentosessanta gradi in settori importanti. Nel corso del convegno sono stati presentati gli effetti delle micro e nano plastiche negli ecosistemi marini e terresti, le tecniche per il monitoraggio, gli interventi di bonifica e le proposte per ridurre l’impatto delle micro e nano plastiche sulla salute di ambiente, animali e uomo. La convention di Trieste è stata l’occasione per parlare anche della rivoluzionaria scuola di biologia marina e biodiversità di Reggio Calabria, un polo d’eccellenza per la ricerca e la formazione scientifica ed un’opportunità per i giovani e gli scienziati. Un progetto che mira alla tutela e valorizzazione dell’ecosistema dello Stretto di Messina, considerato uno dei mari con la più alta biodiversità al mondo.