Roma, 30 giugno 2025 (Agenbio) – Tra maggio e giugno 2025, vasti incendi boschivi scoppiati in Canada hanno costretto migliaia di persone a evacuare le proprie abitazioni. Le conseguenze di questi eventi si sono spinte ben oltre i confini nordamericani: una grande nube di inquinanti atmosferici ha attraversato l’Atlantico ed è giunta anche in Europa. A confermarlo è il Servizio di monitoraggio dell’atmosfera (CAMS) del programma Copernicus.
Un segnale chiaro di questo fenomeno è stato rilevato la mattina dell’8 giugno presso l’Osservatorio climatico dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Cnr-Isac) sul Monte Cimone. In quell’occasione, si è registrato un improvviso aumento di vari inquinanti legati alla combustione di biomassa, tra cui particolato atmosferico, monossido di carbonio (CO) e ozono. L’osservazione diretta di una fitta foschia, insieme ai modelli di trasporto atmosferico, ha confermato l’origine canadese delle masse d’aria in quota.
In particolare, le concentrazioni di black carbon (BC) – un componente del particolato fine – hanno raggiunto livelli insolitamente elevati, superando 1 µg/m³. Il BC, prodotto dalla combustione incompleta della biomassa, è noto per la sua capacità di assorbire la radiazione solare e contribuire al riscaldamento globale. L’analisi spettrale dell’assorbimento del BC ha permesso di distinguere le sue fonti: combustibili liquidi, come quelli fossili, e solidi, come il legno. «I dati raccolti l’8 giugno mostrano un picco di concentrazione di BC più che doppio rispetto alla media dei giorni precedenti», spiegano i ricercatori. «Le firme spettrali indicano chiaramente una prevalenza di origine da biomassa».
Anche nei giorni successivi, il 9 e il 10 giugno, nonostante il mescolamento delle masse d’aria canadesi con quelle europee, il segnale legato alla combustione di biomassa è rimasto rilevante. Un ulteriore indizio è arrivato dalla distribuzione dimensionale delle particelle di aerosol, comprese tra 100 nm e 1 µm, che suggerisce un processo di invecchiamento durante il lungo viaggio transatlantico. «Rispetto alle particelle fresche, più piccole e instabili, queste hanno subito trasformazioni chimiche e fisiche», evidenziano gli scienziati.
Il fenomeno ha avuto impatti anche sulla composizione gassosa dell’atmosfera. Il monossido di carbonio, a partire dalle ore 6:00 dell’8 giugno, ha toccato valori medi di 204 ppb, circa il doppio rispetto ai livelli precedenti. Anche l’ozono, formato da reazioni fotochimiche tra i gas emessi dagli incendi, ha mostrato un incremento del 30%.
A confermare ulteriormente la dinamica, il celiometro dell’infrastruttura ALICE-Net ha monitorato la presenza di strati atmosferici ricchi di aerosol tra il 6 e l’8 giugno. Il 6 giugno è stato rilevato un primo strato tra i 1500 e i 2000 metri sopra la cima del Cimone (pari a circa 3600–4100 m s.l.m.). Il 7 giugno, il particolato è apparso a quote più basse, mentre l’8 giugno è stato osservato un progressivo abbassamento degli strati fino al suolo.
Sebbene siano in corso ulteriori analisi per chiarire il ruolo di altri processi, le prove raccolte (chimiche, fisiche e ottiche) confermano che l’8 giugno 2025 gli incendi in Canada hanno avuto un impatto diretto e misurabile sulla composizione atmosferica anche in Italia, dimostrando la portata globale dell’inquinamento da combustione. (Agenbio) Eleonara Caruso 9:00