Le retine coltivate in laboratorio spiegano perché le persone vedono colori che i cani non vedono

Roma, 20 febbraio 2024 (Agenbio) – Con la retina umana coltivata in una capsula di Petri, ricercatori della Johns Hopkins University hanno scoperto come un ramo della vitamina A generi cellule specializzate che consentono alle persone di vedere milioni di colori, un’abilità che cani, gatti e altri mammiferi non possiedono. I risultati, pubblicati su PLOS Biology, aumentano la comprensione del daltonismo, della perdita della vista legata all’età e di altre malattie legate alle cellule dei fotorecettori.

La ricerca dimostra anche come i geni istruiscono la retina umana a produrre specifiche cellule sensibili al colore, un processo che gli scienziati pensavano fosse controllato dagli ormoni tiroidei. Modificando le proprietà cellulari degli organoidi, il gruppo di ricerca ha scoperto che una molecola chiamata acido retinoico determina se un cono sarà specializzato nel rilevamento della luce rossa o verde. Solo gli esseri umani con vista normale e i primati strettamente imparentati sviluppano il sensore rosso.

La nuova ricerca suggerisce che i coni rossi si materializzino attraverso una sequenza specifica di eventi orchestrati dall’acido retinoico all’interno dell’occhio. Il team ha scoperto che alti livelli di acido retinoico nello sviluppo iniziale degli organoidi erano correlati a rapporti più elevati di coni verdi. Allo stesso modo, bassi livelli di acido hanno cambiato le istruzioni genetiche della retina e hanno generato coni rossi più avanti nello sviluppo. I coni verdi e rossi sono molto simili, fatta eccezione per una proteina chiamata opsina, che rileva la luce e dice al cervello quali colori vedono le persone. Diverse opsine determinano se un cono diventerà un sensore verde o rosso, sebbene i geni di ciascun sensore rimangano identici al 96%. (Agenbio) Cdm 13:00.