Scienza: foreste migrano a nord per inseguire clima che cambia

Roma, 28 febbraio 2022 (AgOnb) – Le piante sono in fuga dai cambiamenti climatici. Non solo gli esseri umani e gli animali: anche le piante “si spostano” dove il clima è più favorevole alla loro sopravvivenza. E quelle italiane migrano a nord.

Scalano montagne, attraversano mari e corsi d’acqua, discendono valli, mossi da un solo imperativo: sopravvivere. Milioni di alberi e altre piante, proprio in questo momento e sotto i nostri occhi (spesso incapaci di vedere), si stanno spostando, in fuga dai cambiamenti climatici. Anche i vegetali migrano, infatti, proprio come gli animali, percorrendo a volte migliaia di chilometri. È un fenomeno antico quanto la loro comparsa sul Pianeta, che oggi però sta assumendo proporzioni completamente nuove, a partire dalla velocità a cui la maggior parte delle specie dovrebbe spostarsi per riuscire a salvarsi. Una velocità circa dieci volte più elevata di quella, già estrema, osservata alla fine dell’ultima era glaciale, quando le piante hanno ricolonizzato il Centro Europa alla velocità di qualche centinaio di metri l’anno.

Tempi lunghi, perché i vegetali non si spostano come gli animali. Non muovono infatti se stessi ma la loro progenie (i semi), dunque i loro “movimenti” sono legati alla riproduzione, alla capacità di ogni singola specie di disseminarsi e al ciclo vegetativo – che sono, per la maggior parte delle specie, più lenti di quelli degli animali. Oggi, per sopravvivere ai cambiamenti climatici, molte piante dovrebbero spostarsi in un anno di alcune centinaia di chilometri. Una velocità per loro impossibile, e questo nei prossimi cento anni metterà in discussione la sopravvivenza di un numero considerevole di specie. A meno che l’uomo non le aiuti.

Le foreste europee sono già entrate in sofferenza e hanno iniziato a deperire. Le foreste sono molto importanti per gli ecosistemi e rappresentano una parte consistente del benessere delle nazioni in cui si trovano: la storia ci dice che i Paesi che le tagliano impoveriscono rapidamente e, anche se non ci facciamo più caso, il legno è una materia prima essenziale. Quindi se al posto dei faggi a un certo punto cresceranno solo erbe e arbusti avremo parecchi problemi. Se non corriamo ai ripari, tra poche centinaia di anni nel Centro Europa potremmo ritrovarci con qualcosa di simile all’attuale macchia mediterranea.

Quel che appare chiaro è che bisogna iniziare a darsi da fare: il tempo stringe e non potremo attendere cent’anni per vedere quali tra le nuove specie sopravviveranno. In Europa sono partiti diversi programmi per inventariare le risorse genetiche forestali: il sequenziamento del Dna fornirà informazioni preziose per aiutarci a individuare i geni dell’adattabilità (tra cui la resistenza alla siccità e alle alte temperature). Per il resto, è impossibile dire oggi quale delle strategie intraprese funzionerà meglio. Una sola cosa è certa: senza il nostro aiuto le piante stavolta non possono farcela. E senza di loro non possiamo farcela neppure noi. (AgOnb) Matteo Piccirilli 10:00