Long Covid, sintomi ed effetti della malattia: il documento dell’Istituto Superiore di Sanità

Malessere fisico o mentale, affaticamento, ma anche stato confusionale e, nei casi più gravi, allucinazioni visive, orticaria, tremori, cambiamenti del ciclo mestruale, disfunzioni sessuali, tachicardia, problemi di incontinenza, perdita di memoria, visione offuscata, diarrea. Sono questi alcuni tra i sintomi (gli scienziati della University College di Londra, in un recente studio pubblicato su EClinicalMedicine, ne hanno contati 203) più comuni del cosiddetto “Long Covid“, malattia a sé stante. Strascico, a volte invalidante, di quella originaria, che può arrivare addirittura anche a uno-due mesi di distanza dalla guarigione “clinica” perdurando diverse settimane (fino a sette mesi) e colpendo pure chi si è ammalato in maniera lieve.

COLPITO IL 10% DEI GUARITI
Secondo uno studio inglese il 10 per cento dei guariti, dopo quattro settimane dal tampone negativo, soffre ancora di questa condizione. Insomma, “un motivo in più per vaccinarsi e non concedere tregua al virus della SarsCov2, evitando, così, i danni a lungo termine che possono derivare dall’infezione da Covid” commenta il dott. Alberto Spanò, consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi.

LONG COVID, IL REPORT DELL’ISS
E’ notizia di questi giorni il riconoscimento ufficiale, in Italia, del “Long Covid”. Lo attesta il primo rapporto pubblicato, il 1 luglio scorso, dall’Istituto Superiore di Sanità (coordinatore: il geriatra Graziano Onder) dal titolo “Indicazioni ad interim sui principi di gestione del Long-COVID“.

LA PREFAZIONE ALLO STUDIO
“A distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia da SARS-CoV-2 – si legge nella prefazione allo studio – appare ormai chiaro che per un numero importante di persone colpite da COVID-19 le manifestazioni cliniche non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta sintomatica, ma possono prolungarsi con un eterogeneo complesso di manifestazioni cliniche subacute e croniche che precludono un pieno ritorno al precedente stato di salute”.

UN RILEVANTE IMPATTO CLINICO
“Questa condizione di persistenza di sintomi, che può riguardare soggetti di qualunque età e con varia severità della fase acuta di malattia, è stata riconosciuta come una entità clinica specifica, denominata Long-COVID” prosegue la presentazione dello studio. Sebbene “l’ampiezza dello spettro sintomatologico renda complesso definirne quadro clinico ed epidemiologia, la condizione ha un rilevante impatto clinico, che ha richiesto dal punto di vista della presa in carico appositi provvedimenti e stanziamenti e la creazione di percorsi locali di diagnosi e assistenza basati su un approccio multidisciplinare”.

IN LINEA CON LE RACCOMANDAZIONI DELL’OMS
Il documento dell’Iss sintetizza dunque “l’inquadramento attuale di questa nuova condizione e fornisce indicazioni generali per la sua presa in carico, in linea con le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità“.

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