Il peso dei fattori ambientali sull’obesità infantile. Papa (ONB): “Coinvolgere i Biologi, figura chiave per il sistema salute”

L’obesità infantile è una minaccia per la salute sempre più comune che genera rischi potenzialmente letali, tra cui diabete di tipo 2, cancro, malattie cardiache e persino problemi di salute mentale. Un nuovo studio dell’Istituto per la salute globale di Barcellona (ISGlobal) e dell’Università della California del Sud, ripreso anche dal sito nazionale dell’Onb, è il primo a profilare in modo completo i fattori ambientali legati all’obesità infantile. Dal fumo delle madri (anche quello passivo) durante la gravidanza fino all’esposizione all’inquinamento atmosferico, il team di ricerca ispano-americano ha individuato tutta una serie di “fattori chiave” che possono influire, in maniera negativa, sulla salute dei più piccoli.
“E’ anche e soprattutto in circostanze del genere che emerge forte il ruolo strategico che può essere svolto dal Biologo Ambientale” ha commentato la dott.ssa Stefania Papa, consigliera dell’Ordine Nazionale dei Biologi (di cui è delegata in materia di Sicurezza Alimentare oltre che delegata ONB per le regioni Toscana e Umbria), invocando un sempre maggior coinvolgimento della categoria “laddove, in particolare, i Biologi Ambientali possono dare il loro contributo muovendosi in assist con il sistema salute”. “Vorrei ricordare, a tal proposito, il progetto in materia di ambiente, nutrizione e salute, che la delegazione toscano-umbra dell’ONB ha organizzato, di recente, in stretta sinergia con la Camera di Commercio di Firenze” ha proseguito la dott.ssa Papa ribadendo l’importanza che “ricerca e sviluppo, orbitando in ambiti multidisciplinari, possano promuovere la cosiddetta ‘biologia applicata‘ sui territori”. Questo perché, ha aggiunto ancora la Papa: branche come la “bioarchitettura e la bioingegneria coinvolgono quelle ‘speciali competenze‘ di cui anche i biologi sono dotati. E costoro, operando in team, possono dunque valorizzare e migliorare il bioterritorio“. E’ da queste “speciali competenze” che si genera “la bio economy” ed è per questo che, soprattutto nel “particolare periodo storico che stiamo vivendo, si avverte sempre più forte la necessità di affidarsi a professionisti come i Biologi”. Da qui la necessità di “traghettare e proiettare la nostra professione sempre più sul territorio creando sinergie con enti ed istituzioni preposte come, ad esempio, Istituti zooprofilattici, Università, Arpa, CNR e, appunto, le Camere di commercio” conclude la Papa.