Covid-19, il “dramma italiano”: quattro fattori di rischio evitabili

Nel dicembre 2019, un nuovo Coronavirus potenzialmente pandemico è apparso nella provincia di Wuhan, in Cina. Da lì l’epidemia cominciò a diffondersi nel resto della Cina, poi in Asia e in tutto il mondo. Oggi, i casi sono riportati in tutto il mondo, in Asia, Europa, Nord America, Sud America, Africa e Oceania. La temuta trasmissione del virus da uomo a uomo è stata confermata in tutte queste nazioni e in Europa, anche da soggetti asintomatici. È difficile capire perché questi dati siano stati a lungo sottovalutati, soprattutto nei Paesi occidentali. Solo l’11 marzo 2020 l’OMS ha dichiarato l’allarme pandemia. L’Italia al 18 aprile 2020 ha registrato 16.400 operatori sanitari infetti e fino a oggi 151 medici morti. In un documento, pubblicato dal portale Wsimag.com (Scienza & Tecnologia), Ernesto Burgio cerca di spiegare perché l’Italia è diventata il secondo epicentro delle epidemie mondiali dopo la Cina e perché le strategie di contenimento e le misure preventive adottate finora dal governo italiano non sembrano ancora sufficientemente adeguate, per rallentare l’espansione dell’epidemia di COVID-19.

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