Paleodieta, troppi dubbi nessuna certezza: un mese di sospensione per il Nutrizionista

Un mese di sospensione. E’ la “misura” decisa, lo scorso 8 luglio, dal Consiglio di Disciplina dell’Ordine nazionale dei Biologi, nei confronti di un Biologo Nutrizionista “sostenitore” della cosiddetta “dieta paleolitica“, un particolare “regime” alimentare che si dice “ispirato” all’età della pietra. Il Nutrizionista oggetto del provvedimento, è stato ovviamente ascoltato ed, in sede di audizione, alla presenza del suo avvocato, ha potuto “approfondire” la tematica, spiegando in cosa consiste questo singolare regime dietetico che, nel nome stesso, sembra rievocare gli albori dell’umanità. Il Biologo ha prodotto documenti cartacei e testimonianze di pazienti che avrebbero dovuto comprovare la valenza scientifica e la bontà di quel tipo di “modello” nutrizionale. Tuttavia, dopo un serrato confronto ed una più approfondita consultazione bibliografica, il Consiglio ha dedotto che sulla valenza della cosiddetta “dieta paleolitica” non esiste, al momento, una vera e propria uniformità di opinioni, mancando riferimenti precisi nella comunque scarsa produzione scientifica dedicata all’argomento.
In particolare, è stato appurato che le posizioni di contrasto derivate da nozioni consolidate nel campo della Medicina, della Biochimica e della Fisiologia si basano, essenzialmente, sul fatto che la “dieta paleolitica” venga predisposta e, dunque, sottoposta al paziente, in assenza di qualsivoglia bilanciamento nell’apporto dei nutrienti fondamentali quali carboidrati, lipidi e proteine.
Ma cosa si intende con il termine “paleodieta”, cosa significa…mangiare come l’uomo primitivo? Proviamo a fare un po’ di chiarezza. E partiamo da un assunto: la parola d’ordine della dieta paleolitica è: “naturale”. Proprio in virtù di questo, si presume che i nostri antenati, uomini che hanno vissuto fino a 10.000 anni fa, mangiassero quello che trovavano a loro disposizione in natura. Vale a dire: bacche e frutta, vegetali, carne (di animali abbattuti con la caccia), pesce (pescato). Dunque nessun tipo di farine raffinate o dolci. Questo almeno in teoria, perché poi la pratica è un’altra cosa: come si nutrivano realmente gli uomini delle caverne 10mila, 100mila o un milione di anni fa? Nessuno lo sa, perché verosimilmente c’era più di una “dieta paleo” che variava a seconda delle stagioni, delle latitudini e dei luoghi, da un un punto all’altro del pianeta. Tradotto in soldoni: stiamo parlando di un modello alimentare che sostanzialmente non è mai esistito. Tuttavia, il punto che più è apparso centrale al Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Biologi è che, ad oggi, non vi siano studi clinici regolari che attestino l’efficacia e soprattutto la sicurezza di un piano alimentare ispirato alla preistoria, anche perché la FAO/OMS e le linee guida varate da tutti i paesi al mondo, posizionano i cosiddetti “carboidrati buoni“, completamente assenti nella paleodieta, alla base di tutte le diete salutari (55-75% delle calorie) con dei limiti fissati per gli zuccheri aggiunti.
E’ certamente vero, come ha anche riferito il Biologo Nutrizionista in sede di audizione, che sono stati ottenuti dei risultati seguendo il “regime paleo” ma questi vanno comunque interpretati con cautela perché gli studi scientifici prodotti sull’argomento, hanno delle casistiche ed una durata limitata e sono molto eterogenei, contrariamente agli studi elaborati, ad esempio, sulla dieta mediterranea, con migliaia di persone seguite per un lungo periodo di tempo.
In ogni caso non essendo ancora in alcun modo evidente che la “dieta paleolitica” possa garantire una vita lunga ed in salute ed anzi, dal momento che si distacca dalle più salutari diete mediterranee e vegetariane (ricche di amidi, fibra e povere di carne), per la comunità scientifica sarebbe meglio non mangiare come…gli uomini delle caverne.
Per quanto concerne, invece, l’organo di rappresentanza dei biologi italiani, quello che per il Consiglio di Disciplina e dunque per l’Onb stesso, non può in alcun modo essere consentita, è la tacita approvazione di una dieta che se pur non vuol considerarsi “improvvisata” non ha comunque mai goduto del “privilegio” della pubblicazione su una rivista scientifica, arrivando, di conseguenza, alle persone/pazienti senza essere stata prima controllata, verificata e, se è il caso, corretta.
A voler essere più precisi, questo stile alimentare presenta dei limiti rilevanti, poiché impone la totale rinuncia ad alimenti importanti come i cereali e i legumi, e questo, da un punto di vista nutrizionale, appare certamente non corretto per lo sbilanciamento che comporta. Le controindicazioni della “dieta paleo” sono sostanzialmente le stesse valide per le altre diete iperproteiche le quali, eliminando quasi del tutto nutrienti come i carboidrati, non sono equilibrate infondendo, di conseguenza, un’educazione alimentare non corretta. Più di uno specialista ritiene, inoltre, che, un regime alimentare del genere, possa provocare, alla lunga, effetti dannosi su reni e fegato, poiché tali organi si “vedono” costretti a smaltire troppe sostanze derivanti dal metabolismo delle proteine animali (in particolare l’acido urico). Ne deriva che una dieta “primitiva” è assolutamente da evitare se già si soffre di disturbi ai reni e/o al fegato. Come se non bastasse, la casisitica dimostra che con questo regime possono comparire mal di testa, disturbi dell’umore oltre che un aumento del colesterolo e trigliceridi. Ma c’è di più. Essendo, la “paleo dieta” eccessivamente ricca di proteine, questa potrebbe comportare effetti collaterali tipici di una dieta iperproteica, così come la mancata assunzione di latte e derivati potrebbe portare a una carenza di calcio e contribuire all’insorgenza di diverse patologie croniche tra cui il diabete.
Senza dunque esser tacciato di proibizionismo o conservatorismo e proprio alla luce di tutti questi elementi, il Consiglio di Disciplina ha ritenuto che vada sottolineato il divieto di utilizzare piani e/o stili alimentari che non siano stati già validati dalla comunità scientifica, considerato che, diversamente, si consentirebbe una forma di surrettizia sperimentazione sull’uomo che non può essere assolutamente accettata, sia in riferimento alla normativa vigente, sia alle norme del codice deontologico.
Il Consiglio, pertanto, nell’adempimento di quelli che sono i propri compiti istituzionali e nella assoluta convinzione che sia doveroso nonché necessario rispettare la continua evoluzione del pensiero scientifico, considerata anche l’assenza di una letteratura chiara sull’argomento, ha ritenuto che la condotta del Nutrizionista, i consigli e le prescrizioni dietetiche da lui proposti, in assenza di validazione scientifica, abbiano violato le norme del Codice Dentologico della professione di Biologo (art.2 co.1 e 3, art. 3, co.1 e co. 2 e art. 23, co.6). Da qui la decisione di sospenderlo dall’esercizio della professione per un mese.