Lotta allo spreco alimentare: innovazione vegetale e imballaggi bio, la vera sfida parte da qui

“Concordo con l’appello lanciato da Assosementi (l’associazione che riunisce le aziende sementiere italiane) che, in occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, ha invocato maggiori investimenti nel campo dell’innovazione vegetale, lo strumento che garantisce agli agricoltori varietà più resistenti a malattie e stress e offre ai consumatori prodotti in grado di conservarsi più a lungo. Se poi all’innovazione vegetale affianchiamo anche quella tecnologica legata alla realizzazione di imballaggi biodegradabili, il risultato finale sarà ancora più sorprendente”. Così la dottoressa Stefania Papa, componente del Consiglio dell’Ordine dei Biologi, di cui è delegata nazionale alla Sicurezza alimentare, che poi prosegue: “pensiamo ai contenitori in bioplastica destinati al contatto alimentare. Aumentando la shelf life (vita di scaffale) del prodotto, tali contenitori ne favoriscono anche la sicurezza, la freschezza e la conservazione diminuendone, di conseguenza, lo spreco”. Ancora, la delegata dell’Onb spiega come, in ambito europeo, siano “già stati avviati alcuni progetti virtuosi in tal senso, e diventa quindi utile e più che mai necessario investire in progetti di ricerca che siano in grado di rispondere fino in fondo ai criteri di sicurezza alimentare intesa nella sua accezione complementare di food security e food safety, così da avere un alimento igienicamente sicuro e maggiormente disponibile, tale da garantire cibo a sufficienza diminuendo ovviamente lo spreco; dall’altro di avere un impatto parallelo anche sul safety environmental con imballaggi progettati per avere un risparmio di emissioni di CO2 nell’ambiente”. In poche parole, sottolinea la consigliera Papa “investire sulle bioplastiche soddisfa non solo il fronte della lotta allo spreco, ma anche i nuovi principi di salvaguardia ambientale con la lotta all’inquinamento oggi generato dalla presenza in commercio di plastiche monouso realizzate con tradizionali polimeri di origine fossile”. “Allo stesso tempo – conclude la consigliera dell’Onb – è però necessario fare chiarezza perché, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non tutti i materiali bio-based sono biodegradabili e compostabili. Ed è su questo versante che si gioca la partita. La vera sfida nella ricerca sta proprio qui”.