Resoconto del convegno “Il Biologo nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale” (con rassegna stampa)

Come la biologia può contribuire alla tutela del capitale artistico italiano. Se ne è parlato al convegno “Il Biologo nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale”, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi oggi a Roma, all’interno del Palazzo dei Cavalieri di Rodi, in piazza del Grillo. 

“Il convegno vuole dare la giusta evidenza a un ramo della nostra professione che è in grado di offrire grandi prospettive occupazionali per i biologi”, ha spiegato Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb.

Per l’Ordine dei Biologi, insieme al presidente D’Anna, era presente Pietro Miraglia, vicepresidente, Duilio Lamberti, segretario, Franco Scicchitano, consigliere, e il tesoriere Pietro Sapia, delegato nazionale per la tutela dei beni culturali, e organizzatore della convegno. Moderatrice della mattinata, Stefania Papa, anche lei consigliere dell’Onb.

Per il Ministero dei Beni culturali è intervenuto Riccardo Villari, già sottosegretario, Francesco Scoppola, direttore generale del servizio di educazione e ricerca, Luigi Ficacci, direttore dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, Maria Carla Sclocchi, biologa dell’istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario

Tra i relatori, Giovanna Pasquariello, dell’Istituto centrale per la grafica del Mibac, Giulia Caneva, docente all’Università degli Studi Roma Tre, Massimo Cruciotti, di Sos Archivi, Matteo Montanari, di Biores Bologna, e alcuni dei maggiori esperti in conservazione e restauro del patrimonio storico-artistico nazionale.

 

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D’ANNA: SERVONO ASSUNZIONI, RIPENSEREMO ANCHE FORMAZIONE (DIRE) Roma, 12 dic. –

La ‘Primavera’ del Botticelli, il ‘Codice’ di Leonardo, gli affreschi di Pompei, per noi opere d’arte inestimabili, sono invece un potenziale pasto per piccoli insetti, funghi, muffe, batteri e virus che senza le adeguate precauzioni li divorerebbero. È per questo motivo che la conservazione del patrimonio artistico va oltre il dominio dei tecnici dei beni culturali per entrare in quello dei biologi. Da decenni questi scienziati lavorano assieme ai restauratori al mantenimento della salute di migliaia di opere d’arte, ma il sodalizio tra queste figure professionali stenta ancora a trovare una ‘consacrazione’ istituzionale. Se da una parte i biologi a servizio del Mibac, nel giro di 4 anni si conteranno nelle dita di una mano a fronte di una esigenza sempre maggiore, dall’altra lo stesso Ordine dei biologi sta ragionando a come razionalizzare i corsi di laurea e offrire formazione post laurea per l’addestramento alla conservazione e al restauro. Di questi temi si e’ parlato oggi al convegno ‘Il biologo nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale’, a Palazzo Cavalieri a Roma. Vi hanno partecipato, tra gli altri, il presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, Vincenzo D’ANNA, il direttore dell’Iscr, Luigi Ficacci, il senatore Riccaddo Villari, il direttore generale Educazione e Ricerca del Mibact, Francesco Scoppola. “La maggior parte del deterioramento viene da agenti chimici e biologici come muffe, batteri e virus, insomma tutta una serie questioni attinenti alla biologia” ha detto il presidente dell’Ordine dei Biologi, Vincenzo D’ANNA. “La figura del biologo- ha aggiunto- e’ indispensabile, ce lo docono i tecnici stessi. Ma dobbiamo fare, come Ordine, un’adeguata formazione sul campo: corsi professionalizzanti organizzati di intesa con il Mibac e orientati dagli stessi tecnici del ministero o dall’universita’, che consentiranno ai neolaureati di potersi affacciare al mondo del lavoro avendo un patrimonio di sapere e di esperienze che oggi non hanno”. “Stiamo gia’ lavorando con alcune universita’ private per preparare questi master- ha continuato- e vogliamo a farli anche con quelle pubbliche. Contiamo di formare a spese nostre 20-30 professionisti l’anno”. Secondo D’ANNA, inoltre, andrebbe riorganizzato il corso di laurea dividendo l’offerta in 4-5 indirizzi e per ognuno 3-4 specializzazioni. Altro tema e’ la presenza dei biologi nell’istituzione responsabile della conservazione e valorizzazione dei beni culturali. “Tra la fine degli anni “70 e l’inizio degli anni ’80- ha spiegato Francesco Scoppola- c’e’ stata un’iniezione di biologi con la Legge 285. Poi per motivi anagrafici queste forze si sono ridotte e nel giro di 3 anni e mezzo saranno 4 in tutta italia. Per mantenere fermo il livello attuale- ha dichiarato Scoppola- ce ne vorrebbero almeno 20. Per incrementarlo, come sarebbe giusto, ce ne vorrebbero 30-40”. “Assumerli- ha detto D’ANNA- e’ una decisione di carattere politico. Noi come Ordine- ha assicurato- faremo in modo di sensibilizzare il ceto politico, ministri e ministeri competenti, perche’ si possa riparare a questa carenza. Abbiamo la meta’ del patrimonio artistico e culturale del mondo- ha concluso- non poterlo salvaguardare nonostante ci siano 100mila biologi, significa avere abbondanza sa acqua e morire di sete”. (Fla/Dire) 13:47 12-12-18 NNNN

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BENI CULTURALI: BIOLOGI IN CAMPO PER TUTELA PATRIMONIO, NE SERVONO ALMENO 20

Il presidente dell’Ordine D’Anna, per la conservazione non bastano solo gli storici dell’arte, gli architetti e i restauratori Roma, 12 dic. (AdnKronos) – Per la conservazione del nostro patrimonio culturale “non bastano soltanto gli storici dell’arte, gli architetti e i restauratori”. In un’équipe dedita alla tutela “ci vuole l’esperienza del biologo perché la maggior parte del deterioramento di un’opera d’arte scaturisce dall’azione di agenti chimici e biologici, muffe, batteri, virus, ovvero da una serie di elementi che attengono alla biologia”. Parola di Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi, intervenuto al convegno ‘Il biologo nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale’, in corso a Roma nel Palazzo Cavalieri di Rodi. Ai lavori hanno partecipato questa mattina, tra gli altri, Riccardo Villari, già sottosegretario al Mibac e Francesco Scoppola, direttore generale dell’Educazione e Ricerca del ministero di via del Collegio Romano che ha spiegato: “In proiezione, da qui a tre anni e mezzo i Biologi al servizio del patrimonio saranno quattro in tutta Italia. Per mantenere il livello attuale ce ne vorrebbero almeno una ventina nei prossimi anni e, per incrementarlo, come sarebbe giusto dato il progresso scientifico, ce ne vorrebbero tra i trenta e i quaranta in tutta Italia”. Il convegno è un’occasione per fare il punto sull’importanza, nell’ambito della protezione del patrimonio artistico, del ruolo dei Biologi la cui attività è spesso fondamentale per ‘salvare’ un’opera d’arte. Al centro dei lavori, c’è il progetto di realizzare master universitari dopo la laurea, organizzati anche con il concorso dell’Ordine Nazionale dei Biologi, grazie ai quali i giovani possano accedere ad una specializzazione teorica e pratica nel campo dei beni culturali. “Dobbiamo affermare il principio – dice D’Anna – che la figura del biologo è indispensabile e dobbiamo avviare i ragazzi ad una formazione sul campo. La biologia – insiste – conosce i meccanismi attraverso i quali agiscono gli agenti patogeni e può individuare i tipi di trattamento ai quali sono più sensibili”.

Un lavoro che non si esaurisce soltanto nell’intervento “su un’opera d’arte”: ad esempio “in un sito archeologico come quello di Pompei – spiega il presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi – c’è da considerare anche il contesto ambientale e il biologo ha una competenza di tipo ambientale, può indicare di quanti alberi abbia bisogno oppure può suggerire un particolare uso della flora mediterranea per proteggere l’ambiente degli scavi”. Al momento i Biologi che operano in questo settore sono pochi: alcuni sono ancora in servizio presso il Mibac ma nell’arco di un triennio dovrebbero terminare il loro servizio. “Come ordine dei Biologi faremo in modo di sensibilizzare il ceto politico, i ministri e i ministeri competenti perché si possa riparare a questa carenza”, ha detto D’Anna. Tra gli obiettivi che l’Ordine persegue, inoltre, c’è anche quello di riorganizzare il corso di laurea individuando “quattro-cinque indirizzi, tra cui uno sanitario, uno nutrizionale, uno ambientale e uno generale all’interno dei quali ci siano determinate specializzazioni che consentano master abilitanti. Si tratta di un progetto che di fatto stiamo già realizzando estendendo una proposta che porteremo al Miur”.

Scoppola poi ribadisce la carenza di biologi nelle strutture del Mibac: “C’è stata una fortuita e provvidenziale iniezione di biologi tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Nel corso degli anni, però, per motivi anagrafici queste forze sono calate e intanto i concorsi si sono ridotti al lumicino”. “Tutto il patrimonio è un fast food, cioè è cibo a disposizione della materia viva. Tutto è a rischio purché ci sia materiale organico”, osserva Scoppola che aggiunge come esempio: “Moltissime carte colorate con toni deboli da Leonardo erano trattate con dei prodotti che hanno subito diverse aggressioni biologiche nel tempo e che possono essere in parte salvate dall’evaporazione del colore grazie proprio agli studi di biologia “. (Crm/AdnKronos) ISSN 2465 – 1222 12-DIC-18 15:26 NNNN