Influenza: un’epidemia di equivoci

Ogni anno nella stagione autunnale, le autorità sanitarie italiane preannunciano le epidemie influenzali con grande allarme. In passato, hanno persino fatto previsioni di catastrofi imminenti, come nei casi delle pandemie dell’influenza aviaria e suina, che poi non si sono verificate. Negli ultimi vent’anni, i dati forniti al pubblico sono sempre stati particolarmente preoccupanti. Nella stagione invernale 2016-2017 l’epidemia doveva portare 5 milioni di casi di influenza e “almeno 18.000 morti “, dati poi disattesi dalle statistiche ufficiali.
Nonostante la realtà dei fatti, la soluzione sostenuta e fortemente promossa dalle autorità sanitarie italiane per evitare una situazione di tale gravità (fasulla) è stata ed è tuttora quella di vaccinare strati sempre più estesi di popolazione, in linea con le strategie internazionali. Ora è raccomandata persino ai bimbi e alle donne in gravidanza.
Nel recente articolo “Flu: An Epidemic of Misconceptions” (J Vaccines Vaccin 2018) gli autori analizzano dal punto di vista epidemiologico l’utilità della vaccinazione antinfluenzale e in particolare valutano le distorsioni delle informazioni fornite al pubblico su quattro aspetti: 1) la reale diffusione dei virus dell’influenza; 2) il tasso di mortalità relativo a questa malattia; 3) l’efficacia del vaccino; 4) la presenza di nuovi antigeni virali nei nuovi vaccini.

Dalla revisione dei dati di letteratura, gli autori sono giunti a dimostrare per ciascun punto che:

Prima distorsione:  “Influenza” contro “sindromi influenzali”.
Ogni anno le autorità sanitarie perpetrano consapevolmente l’equivoco sui nomi, facendo credere che tutte  le “sindromi influenzali” siano “influenza“.
Invece non sono affatto sinonimi, è totalmente scorretto considerarle tali in quanto la sintomatologia influenzale potrebbe essere causata da una moltitudine di germi, virus ed alre cause non identificate. In realtà, solo circa un undicesimo delle sindromi influenzali è causato dai virus influenzali propriamente detti. Dalle revisioni Cochrane risulta che meno dell’1% della popolazione si ammala di influenza vera e propria (l’11% del 7%, vedi grafico a torta).

 

Nelle seguenti tabelle sono riportate le stime dei casi di influenza e sindromi influenzali per anno e nella popolazione con più di 65 anni:

Il numero di casi di ‘influenza’ propriamente detta è stimato essere circa l’11% di quelli di sindromi influenzali
a Stime dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)
c Dati calcolati sulle stime, assumendo come parametro di riferimento il rapporto tra influenze e sindromi influenzali stimato nella Revisione Cochrane. 8

 

  
Tab 2. Il numero di casi effettivamente colpiti da ‘influenza’ viene calcolato per anno.
a Dati Istat riferiti al 1 gennaio di ogni anno.
b Percentuale da fonti ISS 9-16
c Arrotondato alle migliaia

 

Tali dati contraddicono in maniera inequivocabile quanto pubblicizzato dalla FNOMCeO per promuovere la vaccinazione, e cioè che l’influenza nel 2014-15 aveva colpito ben 6,3 milioni di italiani e che la vaccinazione aveva dimostrato il 95% di efficacia nei confronti dei ceppi di virus influenzale A e B.
E’ da sottolineare che nella fascia di popolazione in cui la vaccinazione è maggiormente raccomandata, cioè tra gli ultra 65enni, le sindromi influenzali (compresa l’influenza) colpiscono con frequenza molto bassa, molto inferiore rispetto alle altre fasce di età.
Dunque la diffusione della malattia è circa 10 volte inferiore a quella dichiarata pubblicamente e lo è ancora meno negli anziani.

Seconda  distorsione: dati sulla mortalità:
nella seguente tabella l’ultima colonna mostra il (presunto) numero di morti a causa dell’influenza e delle sue complicazioni. Questi dati sono offerti dalle autorità sanitarie italiane ai media nazionali senza alcun documento a supporto, e senza citare alcuna fonte. È degno di nota che il presidente dell’ ISS, Walter Ricciardi, ha sostenuto che la mortalità, dovuta a complicazioni influenzali, è addirittura raddoppiata nella stagione 2016-2017 rispetto alla precedente. Tutto ciò dimostra l’improbabilità delle delle sue dichiarazioni, esagerate di qualche ordine di grandezza.

 


Note: a Fonte ISS-Ministero della Salute, riferita all’anno solare; b fonti istituzionali, tra cui il Presidente dell’ISS Walter Ricciardi, per il 2017 ed anni precedenti 23-27.

Le morti effettivamente registrate sono in numero molto modesto (vedi terza colonna della tabella sopra riportata), e molto inferiore a quanto riportato sui principali organi di informazione.Tali dati sono pure discutibili, essendo di solito eventi associati a patologie molto gravi preesistenti, che costituiscono la reale causa dei decessi.

Terza distorsione: efficacia del vaccino.
L’efficacia del vaccino è sempre stata dimostrata come molto bassa rispetto a quanto dichiarato ufficialmente; in particolare dalla revisione della letteratura effettuata dal Cochrane e da altri gruppi di ricerca risulta che il vaccino conferisce scarsa o nulla protezione sia per la malattia, sia per le complicazioni. Negli anziani  non riduce la mortalità associata all’infezione influenzale, a causa anche della scarsa risposta immunitaria al vaccino.

Quarta distorsione: Composizione del vaccino con nuovi virus.
Si ritiene generalmente che i vaccini contengano i virus più recenti, destinati a diffondersi per la prima volta. Tuttavia, questo non è il caso, la preparazione del vaccino deve iniziare almeno 6 mesi prima che raggiunga gli scaffali della farmacia: questo è il tempo necessario per decidere la preparazione, la produzione e la distribuzione dei vaccini.
Il vaccino australiano deve essere pronto 6 mesi prima del nostro e, curiosamente, la sua composizione è uguale a quella europea della stagione successiva. Pertanto, è chiaro che nel nostro vaccino antinfluenzale non possono essere presenti che antigeni dei virus che circolavano in passato e che gli esperti ipotizzano (in base ad una sorta di scommessa) che saranno i  protagonisti delle stagioni fredde di là da venire.
La stagione scorsa (2017-2018), nei vaccini c’erano antigeni di un virus isolato nel 2008, uno nel 2014 e uno nel 2015 (e il quarto nel 2013). Vedi nota a piè pagina per la composizione di quello attuale [1].
Come è successo negli anni precedenti, gli esperti dell’OMS hanno anticipato nel Settembre 2016 che l’epidemia di influenza della stagione invernale australiana del 2017 (aprile – settembre), avrebbe coinvolto esattamente i ceppi scelti. Poi gli esperti dell’OMS hanno anticipato, nel marzo 2017, che gli stessi identici ceppi si sarebbero trasferiti nell’emisfero nord per diffondersi durante la stagione invernale 2017-2018.

Le previsioni OMS sono state rispettate, nel senso che il vaccino ha avuto la stessa efficacia in Europa come in Australia. Peccato che questa sia stata estremamente bassa, cioè appena 33% (95% CI 17-46) e che l’efficacia per il  gruppo principale (persone di età> 65 anni) fosse addirittura negativo: – 3%, il che significa che neppure una malattia associata all’influenza è stata risparmiata agli anziani che avevano fatto la profilassi.
Va considerato che la vaccinazione è risultata meno efficace se eseguita  ogni anno, in età avanzata, e nei casi in cui altre condizioni croniche siano presenti. Sfortunatamente, come già visto, l’efficacia è inferiore dove sarebbe più necessario.
Gli autori concludono affermando che sulla base dei dati analizzati, nel caso dell’influenza, la base della politica sanitaria è l’allarme sociale. La paura porta ad accettare la soluzione offerta per la prevenzione cioè una vaccinazione sempre più diffusa, ma la logica di questa misura preventiva si rivela un fallimento.

Loretta Bolgan*

*Dottore in chimica e tecnologie farmaceutiche, con dottorato in scienze farmaceutiche ad Harvard medical school Boston. Ha lavorato nel settore dell’industria farmaceutica dove si è occupata di registrazione e sviluppo di progetti di ricerca in ambito oncologico. Consulente di parte legge 210/92, inquinamento ambientale e malattie professionali, ha partecipato all’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito nel gruppo vaccini. Attuale consulente per l’Ordine Nazionale dei Biologi per la tossicologia dei farmaci e dei vaccini, si occupa anche di nutrizione e terapie complementari.


 

[1] Nel vaccino di quest’anno, 2018-2019 la composizione è la seguente:

– antigene analogo al ceppo A/Michigan/45/2015 (H1N1)pdm09;

– antigene analogo al ceppo A/Singapore/INFIMH-16-0019/2016 (H3N2);

– antigene analogo al ceppo B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria); e

– antigene analogo al ceppo B/Phuket/3073/2013-like (lineaggio B/Yamagata).


 

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