I fattori che hanno influenzato le tendenze storiche del tetano e della difterite

Il lavoro di Pezzotti et al. [1] riporta che la mortalità e l’incidenza della difterite e del tetano diminuivano significativamente durante il ventesimo secolo. Per stimare l’impatto della vaccinazione, gli autori hanno applicato un modello che proietta le tendenze prima dell’introduzione della vaccinazione negli anni successivi. Per quanto riguarda il tetano, le stime previste dopo il 1963 mostrano un aumento della mortalità, che punta verso un plateau di circa 1,5 casi/100.000, il che significa circa 900 decessi all’anno in Italia. Tuttavia, la proiezione risultante sembra abbastanza strana alla luce del fatto che la mortalità stava già diminuendo prima dell’introduzione del vaccino e che il numero medio di decessi segnalati in Italia è 21 [2]. Questa differenza di 30 volte tra proiezioni e realtà non può essere spiegata con la sola vaccinazione, dal momento che in Italia il 19,2% della popolazione è suscettibile al tetano (cioè circa 12.000.000 di persone) e un ulteriore 10,1% ha livelli inadeguati di anticorpi [2]. Pertanto, è ipotizzabile che la drammatica diminuzione della mortalità del tetano dopo la seconda guerra mondiale sia dovuta ad altri fattori, come i progressi nell’antisepsi, la disinfezione delle ferite e le condizioni igieniche dell’ambiente, in particolare nelle aree urbane (le spore sono diffuse dai cavalli e dalle fattorie animali). Per quanto riguarda la difterite, Pezzotti et al. [1] calcola che sono stati impediti dalla vaccinazione fino a 1.832.142 casi. Questa stima si basa sul presupposto che tutta la diminuzione dell’incidenza sia dovuta alla vaccinazione e alla proiezione di una tendenza stazionaria di 60 casi / 100.000 dal 1939 in poi.
Questa ipotesi può essere messa in dubbio:
(A), mentre i tassi di mortalità si sono dimezzati dal 1900 al 1939, i tassi di morbilità oscillavano da 30 a 80 casi/100.000 e raddoppiavano tra il 1920 e il 1930: una serie temporale inspiegabile, che avrebbe potuto influire sulle stime previste.
(B) I sintomi della faringite sono facilmente rilevabili, portando a trattamento antibiotico, isolamento e antitossina, tutte le procedure che in un sistema sanitario in via di miglioramento postbellico avrebbero potuto minimizzare il rischio di diffusione. In effetti, la scarlattina – una malattia altamente contagiosa – è stata migliorata nelle nazioni industrializzate a mano a mano che le condizioni di vita sono migliorate, quindi ha continuato a diminuire con l’avvento dell’era degli antibiotici [3].
(C) Corynebacteria esistono in ceppi tossigeni e non tossigenici, secondo l’infezione da un fago di conversione. Se il vaccino avesse limitato la diffusione dei ceppi tossigeni, ciò avrebbe dovuto esercitare una pressione selettiva che favoriva i ceppi non tossigenici. Al contrario, anche i Corynebacteria non tossigenici sono quasi scomparsi dallo scenario clinico italiano [4].
(D) (sciencedirect.com/science/article. Tutti i diritti riservati). L’immunità fornita dalla vaccinazione è contro la tossina, non il batterio, il che significa che le persone vaccinate sono protette dalle conseguenze letali della malattia, non dall’infezione [5], e che l’agente causale viene eliminato dai fagociti e dagli antibiotici.
(E) Le dinamiche della popolazione in Italia sono cambiate considerevolmente durante la seconda metà del XX secolo, con un marcato calo dei tassi di natalità, un fattore che certamente ha influito sulla diffusione delle malattie infettive infantili. In una piccola frase di discussione [1], è ammesso che anche i servizi igienico-sanitari e gli antibiotici avrebbero potuto svolgere un ruolo nella tendenza al declino, ma l’analisi quantitativa  e le conclusioni non ne hanno tenuto conto, come gli altri fattori segnalati qui non sono stati considerati. Una previsione accurata della dinamica dei patogeni richiede l’integrazione di processi epidemiologici ed evolutivi [6].
In conclusione, le stime delle tendenze temporali delle malattie infettive non devono trascurare elementi importanti della lotta contro le malattie infettive (alimentazione, stile di vita, disinfezione, ambiente di vita/lavoro/scuola, diagnosi precoce, procedure di isolamento, antibiotici, antitossine per casi di emergenza), che dovrebbe attuare interventi e informazioni sulla salute pubblica per i cittadini.