Prima nidificazione di tartaruga marina Caretta caretta in provincia di Brindisi (Puglia, anno 2013)

Paola Pino d’Astore

Centro di prima accoglienza fauna selvatica in difficoltà

Provincia di Brindisi – Santa Teresa S.p.A.

 

Fulvio Maffucci

Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli

 

DCIM100GOPRO
© PierPaolo Cito

Introduzione

La costa brindisina è regolarmente interessata dalla presenza delle tartarughe marine appartenenti alla specie Caretta caretta (Linnaeus, 1758; tartaruga comune) ed in minor misura alla specie Chelonia mydas (Linnaeus, 1758; tartaruga verde) con ritrovamenti in mare e spiaggiamenti di esemplari vivi e morti, rilevati in tutti i mesi dell’anno (Pino d’Astore, 2013).

Si tratta delle uniche due specie nidificanti nel Mediterraneo, entrambe fortemente minacciate per l’impatto della pesca, l’alterazione degli habitat marini e costieri ed il cambiamento climatico (Casale & Margaritoulis 2010) e pertanto considerate in pericolo di estinzione (EN – Endangered) nella Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUNC Red List 2013).

In Europa, la tartaruga comune e la tartaruga verde sono oggetto di una rigorosa tutela normativa essendo incluse nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE quali specie di interesse comunitario e specie prioritarie (Direttiva 2006/105/CE del Consiglio), oltre che in numerose altre Convenzioni Internazionali sulla tutela della biodiversità. In Italia il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), in attuazione della Strategia Nazionale della Biodiversità, ha elaborato le Linee Guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle tartarughe marine, fornendo alle Regioni ed alle Capitanerie di porto indicazioni operative anche su attività quali il monitoraggio della fase di deposizione delle uova e la protezione dei nidi (ISPRA e Ministero Ambiente, Linee Guida 89/ 2013).

PPD 6
© Paola Pino D’Astore

La Caretta caretta è la specie più abbondante ed è l’unica che si riproduce lungo le coste italiane. I principali siti di nidificazione sono distribuiti nella parte centro-orientale del Mediterraneo soprattutto in Grecia, Turchia, Cipro, Libia (Casale & Margaritoulis 2010). In Italia la nidificazione è limitata alla zona meridionale ed insulare, prevalentemente lungo la costa ionica calabrese (in media: 19 nidi/anno su un totale nazionale stimato di 40 nidi/anno) e le isole Pelagie (Mingozzi et al. 2007). Deposizioni occasionali sono state registrate in Sardegna, Sicilia, Basilicata, Campania, Toscana, Puglia e Abruzzo (Bentivegna et al. 2008, Bentivegna et al. 2010, De Lucia et al. 2015).

Il Mar Adriatico è tra le zone di alimentazione più importanti del Mediterraneo per la tartaruga comune (Casale e Margaritoulis 2010) con abbondante presenza di individui giovani e subadulti (Bartoli 2006; Pino d’Astore 2013) ma la specie raramente nidifica lungo le coste italiane. Pertanto, al fine di comprendere la dinamica di questo importante fenomeno biologico è fondamentale che siano resi disponibili alla comunità scientifica tutti i dati inerenti gli eventi eccezionali di nidificazione.

In questo articolo riportiamo le informazioni riguardanti il primo nido di Caretta caretta individuato a Brindisi e analizziamo il contesto ambientale al fine di valutare potenziali fattori che ne hanno influenzato l’andamento.

 

PPD 1
© Paola Pino D’Astore

Materiali e Metodi    

La Provincia di Brindisi ha istituito e reso operativo nel 2001 il “Centro di prima accoglienza fauna selvatica in difficoltà” destinato alla cura della fauna omeoterma (L.R. 98/27; L.157/92), divenendo presto il punto di riferimento, nel territorio provinciale brindisino, per tutte le istituzioni locali ed in particolare sulla fauna marina per Capitaneria di porto e Servizio Veterinario ASL/BR.

Il monitoraggio degli spiaggiamenti e ritrovamenti di tartaruga marina avviene secondo le Linee Guida ministeriali (ISPRA e Ministero Ambiente, 2013), in collaborazione con la Capitaneria di porto, mediante la trasmissione di messaggistica indirizzata anche al Corpo Forestale dello Stato – Servizio CITES di Bari ed alla Regione Puglia – Settore Ecologia e mediante la compilazione ed invio agli organi competenti delle Schede di segnalazione tartarughe marine (I° livello di registrazione dati – CCPP; II° livello di registrazione dati – Operatore Scientifico).

Nei casi di segnalazione di carcasse, l’intervento del Servizio Veterinario ASL/BR consente lo smaltimento delle stesse a cura del Comune competente per territorio, dopo il rilevamento dei dati biologici. Le tartarughe decedute da poco, non ancora in fase di decomposizione sono state trasferite dalla Provincia di Brindisi alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari ed al Servizio Veterinario ASL/BR per le indagini necroscopiche.

Gli interventi di soccorso sugli esemplari vivi sono effettuati insieme alla Capitaneria di porto con la fondamentale partecipazione del Nucleo Sommozzatori e Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Brindisi. Le tartarughe marine in funzione della patologia riscontrata sono assistite nel Centro Faunistico Provinciale oppure vengono ospedalizzate presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari o presso il Centro di Recupero della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli (protocollo di intesa, con Delibera di Giunta Provinciale 2005).

Il Centro di Recupero Tartarughe Marine napoletano opera anche come punto di riferimento nel caso di segnalazioni di possibili nidificazioni, coordinando, con le Autorità preposte, tutte le attività necessarie all’individuazione del nido, alla sua protezione nonché l’assistenza alle fasi di schiusa ed il censimento dei contenuti.

PPD 5
© Paola Pino D’Astore

Le attività svolte sulle tartarughe marine permettono di : 1) restituire al mare gli esemplari riabilitati, i cui spostamenti possono anche essere monitorati grazie all’applicazione di strumenti di telemetria satellitare in collaborazione con la Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli; 2) ottenere informazioni sulle cause degli spiaggiamenti riconducibili essenzialmente ad azioni antropiche, quali la cattura accidentale in attrezzi da pesca, l’impatto con mezzi nautici, l’ingestione di rifiuti; 3) svolgere indagini genetiche per gli studi di popolazione.

Risultati

Il 03 ottobre 2013 alle ore 14.00, il custode del Lido Giancola, in località Torre Testa di Gallico nel Comune di Brindisi contattava la Capitaneria di porto di Brindisi riferendo di aver trovato e rimosso dalla spiaggia alcune piccole tartarughe che si muovevano tra la sabbia nella parte più interna del lido.

PPD 4
© Paola Pino D’Astore

Gli operatori del “Centro di prima accoglienza fauna selvatica in difficoltà” della Provincia di Brindisi ed il personale della Capitaneria di porto intervenuti sul posto riscontravano l’effettiva presenza di 31 tartarughe marine neonate appartenenti alla specie Caretta caretta. La spiaggia sabbiosa, adiacente all’omonimo corso d’acqua che sfocia in mare in quel punto, presentava numerose tracce di neonati. Purtroppo però l’alterazione di queste ultime, a causa del calpestio di fruitori del lido, ha impedito al personale del Centro Faunistico Provinciale l’individuazione della camera delle uova.

Le tartarughe neonate si presentavano tutte abbastanza attive, con un peso medio di 13.7 g e carapace (in media) lungo 40.5 mm (CCL) e largo 31.5 mm (CCW). Le condizioni meteo marine non permettevano il rilascio dei neonati direttamente dalla spiaggia e pertanto si procedeva alla loro stabilizzazione in contenitori di plastica il cui fondo veniva ricoperto con sabbia del luogo di nascita, fino al giorno successivo.

Il 04 ottobre 2013, alla presenza della Capitaneria di porto e della Polizia Provinciale, poco prima del tramonto, con moto ondoso in attenuazione, 27 tartarughe sono state portate nuovamente sulla spiaggia del Lido Giancola. Di queste, 11 hanno autonomamente preso il mare, mentre le altre 16 sono state aiutate a superare la risacca, rilasciandole dalla motovedetta CP 578.

Quattro tartarughe decedute dopo il ritrovamento, sono state consegnate dalla Provincia di Brindisi alla Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli per indagini genetiche.

Il 09 ottobre 2013, durante le operazioni di rilascio in mare di due giovani esemplari di Caretta caretta, precedentemente riabilitati presso il Centro di Recupero della Stazione Zoologica di Napoli, sono stati rinvenuti sulla stessa spiaggia del Lido Giancola altri 2 neonati che, assistiti dal personale presente, hanno percorso il tragitto sabbioso fino a raggiungere il mare.

In sintesi, nell’ottobre 2013, in località Torre Testa di Gallico (Brindisi) sono stati individuati 33 neonati di tartaruga marina comune, di cui 29 hanno raggiunto il mare e 4, deceduti subito dopo il ritrovamento, sono stati campionati per le successive analisi.

 

Discussione e Conclusioni

PPD 2
© Paola Pino D’Astore

In generale vi sono fattori di degrado ambientale delle spiagge che influenzano negativamente la riproduzione delle tartarughe marine. Alcuni sono direttamente collegati alle attività antropiche, quali: la presenza notturna sulla spiaggia durante il periodo riproduttivo che riduce i tentativi di deposizione delle uova; la presenza di luce artificiale che disturba le femmine nidificanti e disorienta i neonati al momento della schiusa; l’uso di mezzi meccanici che possono danneggiare il nido; la presenza di rifiuti che possono ostacolare il raggiungimento del mare da parte dei neonati. Altri fattori sono: l’alterazione delle caratteristiche geomorfologiche delle spiagge dovuta al disequilibrio tra i fenomeni di erosione-accumulo che possono modificare la pendenza delle spiagge e la granulometria, con ricadute sia sul comportamento delle femmine nidificanti che sullo sviluppo embrionale (Balletto et al. 2003); il cambiamento delle proprietà chimico-fisiche delle spiagge a causa dell’alterazione dei sedimenti fluviali o scarichi non depurati; l’alterazione della granulometria della spiaggia a seguito di attività di prelievo della sabbia con aumento dei tentativi falliti di deposizione delle uova (Sella 1982).

Le condizioni meteomarine estive dell’Alto Salento negli ultimi anni, con dominanza di venti dei quadranti settentrionali e frequenti mareggiate, nonché la forte erosione del litorale sia per cause naturali che ad opera dell’uomo, fino alla riduzione o scomparsa di falesie, rendono questi luoghi non ottimali per la nidificazione della Caretta caretta (Pike 2013).

Il Lido Giancola non ha barriere artificiali in mare e non è sottoposto ad opere di ripascimento della spiaggia (fattori di disturbo per la scelta del sito di nidificazione da parte di una femmina) ma risulta molto frequentato durante la stagione estiva ed il sito è inoltre esposto ai marosi.

Le forti mareggiate, comuni in questo tratto del litorale, possono rappresentare un importante fattore limitante del successo di schiusa in quanto, data la limitata profondità della spiaggia, possono causare l’allagamento della camera delle uova con la conseguente perdita del nido. Di contro, l’aumento delle temperature osservato in questi ultimi anni nel Basso Adriatico e la vicinanza con l’importante popolazione nidificante greca potrebbero comportare un incremento dei tentativi di nidificazione da parte di femmine esploratrici di Caretta caretta. Ciò rende urgente l’elaborazione di una strategia condivisa per il monitoraggio delle nidificazioni di Caretta caretta nel Basso Adriatico.

 

PPD 3
© Paola Pino D’Astore

Ringraziamenti

Gli autori ringraziano la Capitaneria di porto di Brindisi per l’assistenza fornita durante tutte le fasi dell’intervento sui neonati di tartaruga marina, nonché la Polizia Provinciale di Brindisi, l’Area C del Servizio Veterinario ASL/BR, gli operatori tecnici della Stazione Zoologica “Anton Dorhn” di Napoli, la Provincia di Brindisi e Santa Teresa S.p.A. ed il fotografo dell’agenzia internazionale Associated Press (AP), Pier Paolo Cito.

 

L’articolo è disponibile anche nel numero di Ottobre 2016 del mensile “Biologi Italiani”.

 

Bibliografia

Balletto E., Giacoma C., Piovano S., Mari F., dell’Anna L. (a cura di) 2003. Piano d’Azione per la conservazione della tartaruga marina Caretta caretta nelle isole Pelagie. Editur srl: 60 pp.

Bartoli, B. 2006. Spiaggiamenti di tartarughe marine lungo le coste pugliesi. Analisi dei dati dal 1996 al 2006. Regione Puglia, Assessorato Ecologia, Autorità Ambientale Regionale – Area Naturalistica. Bari.

Bentivegna F., Rasotto M.B., De Lucia G.A., Secci E., Massaro G., Panzera S., Caputo C., Carlino P., Tereglia G., Hochscheid S. 2010. Loggerhead turtle (Caretta caretta) nests at high latitudes in Italy: a call for vigilance in the Western Mediterranean. Chelonian Conservation and Biology 9:283-289

Bentivegna F., Treglia G., Hochscheid S. 2008. The first report of a loggerhead turtle Caretta caretta nest on the central Tyrrhenian coast (western Mediterranean). Marine Biodiversity Records 1

Casale P., Margaritoulis D. 2010. Sea turtle in the Mediterranean sea: distribuitions, threats and conservation priorities In: Casale P, Margaritoulis D (eds). IUCN, Gland, Switzerland

Casale P. e Margaritoulis D. 2010. Sea Turtles in the Mediterranean: Distribution, Threats and Conservation Priorites. IUCN, Gland, Switzerland.

De Lucia G.A., Camedda A., Massaro G., Coppa S., Marra S., Maccarrone V., Filiciotto F., Buscaino G., Frau M.F., Cinti F., Atzori F., Congiatu P., Angius L. 2015. Accidental records of Caretta caretta nests in the two main italian island (Sardinia and Sicily) in the last years: can we still talk about occasional nesting areas? In: Kaska A, Sonmez B, Turkecan O, Sezgin C (eds). Proc Book of abstracts of 35th Annual Symposium on Sea Turtle Biology and Conservation. MACART press

ISPRA e Ministero dell’Ambiente 2013. Linee Guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle tartarughe marine ai fini della riabilitazione e per la manipolazione a scopi scientifici. Manuali e Linee Guida, 89/2013.

Mingozzi T., Masciari G., Paolillo G., Pisani B., Russo M., Massolo A. 2007. Discovery of a regular nesting area of loggerhead turtle Caretta caretta in southern Italy: a new perspective for national conservation. Biodiversity and Conservation 16:3519-3541

Pike D.A. 2013. Climate influences the global distribution of sea turtle nesting. Global Ecology and Biogeography 22:555-566

Pino d’Astore P. 2013. Tartarughe marine in difficoltà e spiaggiamenti lungo la costa della provincia di Brindisi (Puglia) dal 2002 al 2012. In: Scillitani G., Liuzzi L., Lorusso L., Mastropasqua F., Ventrella P. (curatori) Atti IX Congresso Nazionale della Società Herpetologica Italica. Bari, 26 – 30 settembre 2012.

Sella I. 1982. Sea Turtles in the eastern Mediterranean and northen Red Sea. In : K. Bjorndal (ed.), Biology and Conservation of Sea Turtles, Smithsonian Inst. Press, Washington, D.C: 139 – 152.

http://ec.europa.eu/environment/nature/legislation/habitatsdirective/index_en.htm

www.iucnredlist.org