La zanzara tigre

Negli ultimi mesi sta aumentando sempre più l’interesse dei colleghi verso il controllo, il monitoraggio e la lotta agli infestanti (Pest Management).

Questo settore in continua sviluppo, a causa delle crescenti infestazioni e al proliferare della normativa europea, offre ai Biologi molteplici possibilità professionali (consulenze, collaborazioni con enti pubblici e privati e la possibilità di fare impresa) quindi si è deciso di dare nelle News più spazio ai quesiti posti sull’argomento.

Già tre colleghi hanno posto domande sulla zanzara Tigre pertanto di seguito si cercherà di fare una riepilogativa ma chiara indagine su questo insetto.

 

Risposta

A oltre venti anni dal suo primo ingresso, Aedes albopictus, comunemente nota come Zanzara Tigre, è saldamente radicata in Italia e può essere ormai considerata parte integrante della nostra entomofauna.

La localizzazione prevalentemente urbana insieme alla spiccata attività trofica diurna ne fanno però una zanzara speciale, la cui intensa attività ectoparassitaria, oltre alla potenzialità come vettore di patogeni, non può essere sottovalutata. Ovunque sia presente, la zanzara “Tigre” è rapidamente divenuta l’infestante di maggiore importanza, costringendo gli Enti localmente preposti al suo controllo ad impiegare risorse sempre maggiori per contenerne lo sviluppo.

Il fenomeno della colonizzazione delle città da parte di animali sinantropici desiderati e non, è una delle problematiche sanitarie che non può essere sottovalutata. Nei centri urbani si sono create condizioni ambientali favorevoli che hanno portato ad una vera e propria esplosione demografica di questi animali e delle patologie da essi trasmesse. Per questo motivo si rende necessario calarsi nel territorio per poter attuare piani di monitoraggio, controllo ed intervento finalizzati all’acquisizione di dati sullo stato sanitario delle popolazioni animali per una migliore gestione del problema. Solo in questo modo è possibile stimare gli eventuali rischi a cui porta la convivenza tra l’uomo e questi animali senza sottostimare il problema, ma neanche dando spazio ad inutili allarmismi.

Inoltre, occorre precisare che nel caso dell’individuazione di una colonia di Aedes albopictus, che avviene previo monitoraggio ed individuazione della specie, validata anche dagli esperti centro di referenza per la sorveglianza e il controllo di Aedes albopictus (zanzara tigre) in Italia, Laboratorio di Parassitologia, reparto di metodi di controllo dei vettori dell’Istituto Superiore di Sanità, che ne ha predisposto le linee guida per il suo contenimento e perciò non basata su segnalazioni riferite, ma confermate da catture ed individuazione della specie in esame e delle relative uova, nel luogo della segnalazione.

L’obiettivo del contenimento potrà essere raggiunto eventualmente attraverso due differenti approcci: la riduzione dei focolai larvali e gli interventi di disinfestazione.

 

 

1) La riduzione dei focolai larvali

Poiché è noto che la gran parte dei focolai larvali della zanzara tigre sono costituiti da contenitori di uso domestico e industriale/commerciale, è evidente che i soli interventi di disinfestazione non sono sufficienti a risolvere il problema. Il principale metodo di controllo rimane dunque l’azione preventiva, ovvero l’eliminazione di questi focolai, che va condotta durante tutto l’anno, anche durante i mesi invernali. La riduzione dei focolai larvali si può raggiungere solamente attraverso la collaborazione della cittadinanza e con l’adozione di ordinanze ad hoc. I cittadini devono essere informati sui corretti comportamenti da adottare per la riduzione dei focolai peridomestici.

 

2) Gli interventi di disinfestazione

Gli interventi di disinfestazione con insetticidi di sintesi devono integrare e completare l’opera di prevenzione. I trattamenti vanno eseguiti da aprile ad ottobre e debbono prevedere interventi antilarvali ed adulticidi.

-­ Trattamenti antilarvali. I trattamenti antilarvali devono essere effettuati ciclicamente da marzo-­aprile a ottobre-­novembre. Oggetto dei trattamenti saranno tutti i focolai fissi o non eliminabili (quali caditoie e tombini stradali ivi compresi quelli ubicati in cortili e giardini interni degli edifici pubblici). Il censimento di detti focolai deve precedere la stagione dei trattamenti. Per i trattamenti dovranno essere utilizzati idonei larvicidi a bassa tossicità per i vertebrati, in formulazione liquida. Il ricorso alle formulazioni in compresse potrà essere limitato ai soli casi di difficile accesso ai tombini.

Trattamenti adulticidi. I trattamenti adulticidi dovrebbero essere effettuati solo quando strettamente necessario, in maniera focale, per abbassare la densità delle alate quando queste raggiungono densità elevate in una determinata area. I trattamenti devono essere condotti con idonei insetticidi a basso impatto ambientale, possibilmente in formulazioni prive di solventi, dotati di solo potere abbattente se impiegati in aree povere di verde, ma anche di azione residuale se diretti su aree verdi. I trattamenti devono essere effettuati con idonee apparecchiature che producano particelle di volume basso o ultrabasso (comunque con diametro inferiore ai 100 micron). Detti trattamenti si effettuano nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio.

A tale scopo sarà diffuso materiale informativo (manifesti, volantini, ecc) attraverso i più idonei mezzi di informazione. Predisposte delle ordinanze, che avranno il fine di evitare lo stoccaggio all’aperto dei copertoni da parte dei rivenditori di pneumatici, e l’abbandono nell’ambiente di contenitori di varia natura. Dette misure saranno rivolte:

Alla cittadinanza, il divieto di abbandonare contenitori di qualsiasi dimensione e foggia ove possa raccogliersi acqua piovana oppure, ove detti non siano abbandonati ma all’interno di proprietà private (vasche ornamentali, sottovasi di piante), di pulirli e svuotarli frequentemente. I contenitori utilizzati come riserve d’acqua per l’irrigazione di orti e affini vanno chiusi con coperchi rigidi per impedire l’accesso delle zanzare.

Alle aziende che importano, ricoprono o riparano copertoni, di non stoccarli all’aperto o comunque di coprirli con tettoie o teli di plastica per impedire che si formino raccolte d’acqua al loro interno. I materiali non più utilizzabili vanno smaltiti a termine di legge. Dette aree di stoccaggio devono comunque essere disinfestate periodicamente durante la stagione estiva. Anche tutte le partite di copertoni usati di nuovo arrivo vanno opportunamente disinfestate.

Ad altri imprenditori (rottamatori d’auto, vivaisti) di procedere mensilmente alla disinfestazione delle aree interessate dall’attività.

La risposta più efficace non è soltanto nella disinfestazione, che non risolve da sola il problema, piuttosto in una integrazione dei metodi abbinati ad una prevenzione che analizzi le basi del problema e ne impedisca i risvolti più negativi: la trasmissione di patologie all’uomo e soprattutto che duri nel tempo.

 

 

Dr.ssa Elvira Tarsitano

Componente della Commissione permanente di Studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”

 

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