Una terapia mirata per alcune forme di tumore del pancreas, una delle neoplasie a prognosi più severa e tra le più aggressive con un tasso di sopravvivenza a 5 anni dell’8%, potrebbe essere all’orizzonte in futuro: lo rivela uno studio dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena pubblicato, nei giorni scorsi, sulla rivista Cancer Research che ha identificato, a livello preclinico, un nuovo “trattamento” mirato per un sottogruppo di pazienti affetti da tumore del pancreas con marcata dipendenza dall’oncogene K-Ras.
Il lavoro, condotto dal gruppo di ricerca guidato da Luca Cardone, team leader dell’Unità di Immunologia e immunoterapia IRE, ha mostrato che, la decitabina, un farmaco già in uso clinico per altre neoplasie, ha una potente azione antitumorale mirata per i tumori del pancreas con specifiche caratteristiche.
I pazienti selezionati con screening molecolare ne potrebbero beneficiare grazie a un approccio di riposizionamento di farmaci, il cosiddetto “drug repurposing“. Si calcola che una percentuale compresa fra il 30% e il 50% dei casi di tumore al pancreas ha una dipendenza molecolare da K-Ras che può potenzialmente rispondere alla decitabina.
“Circa il 95% dei tumori pancreatici – ha spiegato Luca Cardone – sono mutati geneticamente per il gene K-RAS ma è possibile distinguere due sottogruppi di pazienti, quelli che hanno una reale dipendenza molecolare da K-RAS e quelli che pur avendo la mutazione genica, non ne sono più dipendenti. “Tale dipendenza – ha aggiunto il ricercatore – si può misurare grazie a dei marcatori molecolari basati sull’espressione di centinaia di geni che abbiamo usato per interrogare, mediante algoritmi computazionali, banche dati relative agli effetti molecolari di farmaci già in uso clinico. Tale approccio ha consentito di identificare il farmaco decitabina, utilizzato per il trattamento di altre neoplasie, come un potenziale inibitore di questa caratteristica dipendenza molecolare e, quindi, delle funzioni dell’oncogene K-RAS“.
Il lavoro è stato svolto in collaborazione con i gruppi di ricerca del The University of Texas- MD Anderson Cancer Center, Houston, Texas-USA, del Telethon Institute of Genetic and Medicine (TIGEM) di Napoli e del Dipartimento di Medicina e Scienze dell’invecchiamento dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti.
“Come Biologi non possiamo che plaudire all’innovativo studio del Regina Elena” spiega la dottoressa Stefania Papa, consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi dove è delegata in materia di Igiene e sicurezza alimentare. “La scoperta messa a punto dal team dell’Ifo, rappresenta la strada maestra da seguire nel’ambito di quella multidisciplinarietà virtuosa che vede operare, gli uni accanto agli altri, in perfetta sintonia, biologi, medici ed altri professionisti sanitari“.
Il prossimo 10 e 11 ottobre la dottoressa Papa sarà alla Leopolda di Firenze, per prendere parte al forum “Sistema Salute” in qualità di membro del comitato scientifico dell’evento. Nella città dell’Arno la consigliera dell’Ordine parlerà di sicurezza alimentare, un settore a dir poco delicato, che sta vedendo, in questi mesi, l’ente di rappresentanza dei Biologi italiani, sempre più impegnato in prima fila, nel campo dei controlli alla filiera alimentare. Un compito portato avanti in stretta sinergia con le forze dell’ordine e gli altri operatori di settore, per sostenere i criteri di un’alimentazione sana e sicura, e di un corretto stile di vita ritenuti a dir poco fondamentali non solo per la prevenzione dei tumori ma anche per le negative conseguenze di un cattivo stato nutrizionale nel paziente malato di cancro.
“Iniziative come quella messa a punto dal team di Luca Cardone – sottolinea ancora la consigliera Papa – andrebbero collegate ad una più grande start-up attiva nel campo della ricerca e dello sviluppo (R&D)”. Da qui l’appello affinché “tali progetti possano essere estesi ed applicati per il varo di terapie efficaci anche contro altri tumori parimenti rari ed aggressivi come il cancro al pancreas”.
“Come rappresentante dell’Ordine dei Biologi – conclude la dottoressa Papa, delegata Onb per la Toscana e l’Umbria – sono pronta a fornire tutto il mio sostegno per il varo e il consolidamento di una rete territoriale laddove si consideri la multidisciplinarietà, la rete delle professioni, come un asse virtuoso tra sicurezza ambientale, sicurezza alimentare, sicurezza nutrizionale e salute”.