Roma, 1° dicembre. 2025 (Agenbio) – I disturbi del sonno sono spesso il primo segnale dell’Alzheimer, ma dietro i ritmi sfasati delle giornate si nasconde un disordine ancora più profondo: la malattia altera infatti il “tempo interno” delle cellule cerebrali. Un nuovo studio su Nature Neuroscience mostra che l’Alzheimer manda fuori sincronizzazione i geni che regolano i ritmi circadiani di microglia e astrociti, le cellule che mantengono il cervello pulito e controllano l’infiammazione. Normalmente questi geni si attivano seguendo una sequenza ordinata, quasi una coreografia che permette alle cellule di eliminare scorie, modulare le difese e proteggere i neuroni. Nelle aree colpite dalla malattia quest’armonia si spezza: centinaia di geni cambiano orario, altri assumono ritmi anomali e si attivano quando non dovrebbero, favorendo infiammazione e accumulo di sostanze tossiche come l’amiloide. Questa scoperta apre una strada promettente: ripristinare i ritmi circadiani delle cellule di supporto potrebbe diventare una nuova via terapeutica per rallentare la progressione dell’Alzheimer e migliorare la capacità del cervello di liberarsi dalle tossine. (Agenbio) Emanuela Birra 11:00




