Roma, 12 novembre 2025 (Agenbio) – Uno studio realizzato da un gruppo di scienziati dell’Allen Institute di Seattle ha scoperto che, invecchiando, le nostre cellule T, cioè i globuli bianchi che riconoscono le sostanze estranee presentate da altre cellule, cambiano il modo in cui rispondono a virus e vaccini, rendendo più debole il sistema immunitario delle persone. A cambiare è l’espressione genica, cioè il processo in cui le informazioni geniche presenti nel DNA vengono tradotte in molecole. Gli effetti di tutto questo indeboliscono la memoria dei linfociti T; di conseguenza, le cellule B faticano a produrre una quantità di anticorpi robusta come facevano in passato. Può quindi accadere che, anche se il vaccino antinfluenzale è adeguato al ceppo virale circolante in quella stagione, le cellule B dei pazienti anziani rispondano meno efficacemente di quelle dei più giovani. A cambiare è l’espressione genica, cioè il processo in cui le informazioni geniche presenti nel DNA vengono tradotte in molecole. Gli effetti di tutto questo indeboliscono la memoria dei linfociti T; di conseguenza, le cellule B faticano a produrre una quantità di anticorpi robusta come facevano in passato. Può quindi accadere che, anche se il vaccino antinfluenzale è adeguato al ceppo virale circolante in quella stagione, le cellule B dei pazienti anziani rispondano meno efficacemente di quelle dei più giovani. Gli autori dello studio hanno osservato i cambiamenti nel profilo immunitario di 96 adulti tra i 25 e i 65 anni seguiti per oltre due anni, tracciando una mappa poi impiegata per studiare oltre 16 milioni di cellule immunitarie prelevate da adulti sani, dai 25 agli oltre 90 anni di età. (Agenbio) Etr 13:30




