Roma, 16 giugno 2025 (Agenbio) – Un ampio studio clinico randomizzato e internazionale, coordinato dall’Irccs San Raffaele di Milano, evidenzia come la tecnica di emodiluizione normovolemica acuta, nota anche come ANH, impiegata per ridurre il ricorso a trasfusioni di sangue allogenico in pazienti adulti sottoposti a chirurgia cardiaca con bypass cardiopolmonare, in realtà non diminuisca il numero di pazienti che necessitano di trasfusioni durante il ricovero ospedaliero e non influenzi significativamente il rischio di complicanze emorragiche o ischemiche.
Lo studio ha coinvolto 2.010 pazienti provenienti da 32 centri in 11 Paesi. I risultati hanno mostrato che non vi è stata alcuna differenza significativa nel numero di pazienti che hanno ricevuto almeno una trasfusione di sangue allogenico: il 27.3% per cento nel gruppo ANH rispetto al 29.2 per cento nel gruppo di controllo. Una differenza troppo piccola per essere considerata rilevante dal punto di vista clinico o statistico.
Inoltre, anche sul fronte della sicurezza non sono state riscontrate differenze significative tra i 2 gruppi per quanto riguarda la mortalità a 30 giorni, le complicanze ischemiche o i danni renali acuti. L’ANH non è apparsa modificare il rischio di re-intervento chirurgico per sanguinamento. Infatti, nel gruppo trattato con ANH si è osservata un’incidenza del 3.9 per cento di reinterventi chirurgici contro il 2.7 osservata nel gruppo di controllo.
I ricercatori del San Raffaele concludono che, tra i pazienti adulti sottoposti a chirurgia cardiaca con bypass cardiopolmonare, l’emodiluizione normovolemica acuta non riduce la necessità di trasfusioni di sangue allogenico e non sembra migliorare gli esiti clinici. Anzi, si è osservata una tendenza verso un aumento dei reinterventi per sanguinamento nel gruppo ANH. (Agenbio) Etr 12.00