Neuroprotezione: perché il CBD entra nella nuova frontiera contro epilessia, SM e ictus

Roma, 1° dicembre. 2025 (Agenbio) – Il cervello possiede una notevole capacità di compensare le perdite di neuroni, ma nelle malattie neurodegenerative questa riserva non basta. Per questo i ricercatori dello Spoke 6 di Mnesys stanno cercando nuovi modi per proteggere le cellule nervose prima che il danno diventi irreversibile. Una delle piste più promettenti arriva dai cannabinoidi, molecole estratte dalla cannabis che negli ultimi anni stanno mostrando un potenziale inaspettato. Attenzione: non tutti i cannabinoidi sono uguali: Il THC, per esempio, accentua lo stress cellulare e peggiora la sofferenza dei neuroni, ma il CBD non ha effetti stupefacenti e in condizioni patologiche sembra comportarsi all’opposto: attenua l’infiammazione, riduce il danno cellulare e migliora la resistenza dei neuroni in malattie come ischemia cerebrale, sclerosi multipla ed epilessia, dove è già utilizzato nelle forme infantili refrattarie. Questa differenza è cruciale, ma non significa che il CBD sia innocuo. Nelle persone sane, soprattutto in gravidanza e adolescenza, può infatti interferire con lo sviluppo del sistema nervoso e va usato con cautela. Ma la vera frontiera ora è come superare la barriera emato-encefalica. Per questo i ricercatori stanno sperimentando nano-vescicole capaci di trasportare il CBD direttamente nel cervello, aprendo la strada a nuove terapie neuroprotettive più efficaci e mirate. (Agenbio) Emanuela Birra 14:00