Spiegato il legame tra lupus e rischio trombosi

Roma, 31 ottobre 2025 (Agenbio) – Uno studio frutto di una collaborazione tra Giacomo Emmi, immunologo e docente di Medicina interna dell’Università di Trieste, con i gruppi di ricerca di Matteo Becatti, Claudia Fiorillo e Domenico Prisco dell’Università di Firenze, pubblicato su Arthritis & Rheumatology, spiega con dati clinici, tissutali e di laboratorio perché nel lupus eritematoso sistemico (LES) il rischio di eventi cardiovascolari sia così elevato. Il LES è una malattia autoimmune sistemica che può colpire diversi organi, in Italia riguarda oltre 60mila persone, con il rischio di trombosi arteriosa e venosa da 2 a 10 volte superiore rispetto alla popolazione. Alla base c’è uno squilibrio tra sostanze ossidanti prodotte dalle nostre cellule e le difese antiossidanti che dovrebbero neutralizzarle. In questi pazienti, i neutrofili risultano più attivi del normale e alimentano lo squilibrio cambiando il comportamento del fibrinogeno, la proteina che fa da rete al coagulo, rendendo i coaguli più difficili da sciogliere. Lo studio ha coinvolto 144 pazienti con LES e 90 soggetti sani. Le analisi del sangue documentano lo stress ossidativo più alto nei pazienti con LES, le osservazioni nei tessuti confermano il quadro. Il gruppo ha riprodotto il fenomeno in laboratorio, quando il fibrinogeno è esposto ad ambiente ossidante, i coaguli diventano più compatti e resistenti; aggiungendo un antiossidante l’effetto scompare. “Questi risultati forniscono una comprensione più profonda del legame tra la malattia autoimmune e le complicanze cardiovascolari”, sostiene Giacomo Emmi. “Lo stress ossidativo – conclude Emmi – emerge come un nuovo potenziale bersaglio terapeutico”. (Agenbio) Mmo 10:00