Quelli che siedono ai vertici di un Ente composto da decine di migliaia di iscritti, come la FNOB, costituenti una categoria poliedrica, che esercita la professione in oltre ottanta diversi campi di applicazione, deve poter guidare coloro i quali è chiamato a rappresentare, essere cioè colui che “tiene la lanterna”, che illumina la strada. Per quanto mi riguarda e per quanto arduo sia il compito di battistrada di biologi italiani, mi sono sempre orientato in tal senso. La pubblicazione dei nuovi fabbisogni nelle Scuole di Specializzazione alle quali hanno accesso i biologi, l’aumento dei posti, a cui si potranno aggiungerne altri nella prospettiva di poter occupare quelli assegnati ai laureati in medicina se resi vacanti dai medesimi, rappresenta un altro evento epocale per la nostra categoria, traducendosi nella disponibilità di un numero di posti quasi sovrapponibile a quello dei nuovi iscritti per ogni annualità. L’imminente emanazione dei tre Decreti Ministeriali, attuativi della legge 163/2021 sulle lauree abilitanti, riformerà radicalmente la legge istitutiva dell’Ordine risalente al 1967, andando ad integrare le competenze professionali in ambiti che a quel tempo non erano prevedibili. Tutto questo andrà ad incidere positivamente sullo stato di precarietà e di incertezza dei diritti e delle opportunità per migliaia di colleghi, costretti finora ad operare senza una certezza legislativa, per carenza di previsione legislativa. I decreti attuativi, inoltre, integreranno le pregresse specifiche carenze della professione, disciplineranno anche le modalità di accesso all’Albo ed i tirocini formativi. Anche in questo caso si tratta di un importante traguardo. Ma bisogna andare oltre, guardare avanti ed anche in alto, verso le nuove frontiere dello spazio. La riflessione è venuta di recente grazie all’assegnazione di una borsa di studio erogata dalla FNOB, per un biologo coinvolto negli esperimenti in condizioni di microgravità, condotti nei laboratori di una innovativa start-up napoletana, la “Space Factory”, riconosciuta dai principali stakeholder di settore (nazionali ed internazionali), fiore all’occhiello del settore aerospaziale. Tale azienda conduce infatti esperimenti in condizioni di microgravità, sviluppa e produce tecnologie avanzate come mini-satelliti e sistemi per il rientro controllato di payload spaziali. Come dicevo, due nostri “camici bianchi” saranno attivamente coinvolti nei test microbiologici condotti dalla task-force multidisciplinare di questa start-up. In particolare, i biologi saranno impegnati nella realizzazione di esperimenti in condizioni di microgravità, in ambito biotecnologico e farmaceutico, con l’utilizzo di un sistema di automazione elettronica per monitorare la produzione e la resa del biomateriale in tempo reale. E potranno farlo muovendosi in un ambiente all’avanguardia, attrezzato di tutto punto. Nella sede del Gruppo di via Gianturco sono presenti infatti due Clean Rooms per l’integrazione dei microsatelliti IRENESAT-ORBITAL e dei MiniLabs. Locali in cui si respira letteralmente aria di “spazio” e che, lo scorso 13 settembre mi hanno ospitato, come presidente della Fnob, in un vero e proprio “tour” alla scoperta delle meraviglie del polo aerospaziale, accompagnato dall’ing. Norberto Salza, lì dove ogni tutto trasuda eccellenza. Ho potuto così ammirare i laboratori miniaturizzati di Space Factory, “banco di prova” per test biologici in condizioni di microgravità: uno dei campi d’azione privilegiati per la ricerca e lo studio dei sistemi biologici e fisici con notevoli applicazioni nello sviluppo farmaceutico, nella biotecnologia, nell’agricoltura e nella scienza dei materiali. L’ambiente perfetto per poter portare avanti, con successo, gli esperimenti di “scienza della vita” condotti dal team diretto dal prof. Giuseppe Falco dell’Università “Federico II” di Napoli, già operativo nel campo della cosiddetta “Medicina di Precisione e Personalizzata”. In particolare con i test di efficacia di nuovi farmaci e molecole eseguiti su appositi “organoidi” ricavati da piccoli frustoli di tessuto organico e poi riprodotti, in piccolissime dimensioni, in laboratorio. Non è lontano il tempo in cui ciascuno potrà avere il proprio farmaco in grado di agire sull’organo colpito da patologie, con i laboratori di analisi cliniche pronti ad operare su organoidi miniaturizzati per rilevare i parametri biochimici che oggi si rilevano dal sangue. Il campo delle terapie immunologiche e dei test clinici preliminari saranno eseguiti in quel modo. Fantascienza? Niente affatto!! Solo nuove frontiere della Biologia e per i Biologi del Terzo Millennio sempre più schierati in prima fila. Protagonisti assoluti della ricerca in settori innovativi. Per farla breve ci siamo ormai avviati verso strade inimmaginate finora e che, per nostra fortuna, hanno al centro dell’interesse le Scienze Biologiche. Ed ecco che, prendendo la palla al balzo, ho chiesto al docente che se occupa, l’istituzione di un corso FAD facendogli anche elaborare un’organica proposta per l’istituzione di un nuovo corso di Laurea in Biologia e Bio Medicina Spaziale ed innovativa. Tale proposta è stata immediatamente trasferita ai competenti uffici del MUR dove ha riscosso grande interesse. Insomma: si viaggia tra le stelle, secondo il brocardo latino “Per aspera ad astra”.
di Vincenzo D’Anna
Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi