Accordo fatto e collaborazione totale attivata, tra farmacisti e biologi per i “test diagnostici in tutte le farmacie del territorio nazionale”.
L’accordo tra gli ordini professionali, è stato firmato a Roma nei giorni scorsi. Di fatto si tratta di un protocollo d’intesa tra la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) e la Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi (FNOB). L’accordo mira a stabilire una collaborazione per l’esecuzione di test diagnostici su sangue capillare anche attraverso l’uso di strumentazioni POCT (Point-of-Care-Testing). “L’obiettivo dichiarato è garantire il più alto livello di qualità, affidabilità e sicurezza nelle prestazioni offerte ai cittadini, valorizzando le specifiche competenze professionali per rafforzare la rete assistenziale di prossimità” – spiega il presidente di FNOB Vincenzo D’Anna -.
Il presidente della FOFI, Andrea Mandelli, ha sottolineato invece “l’importanza della collaborazione per un servizio sanitario più efficiente e vicino ai bisogni delle persone, valorizzando la capillarità e la prossimità dei farmacisti”. L’accordo salvaguarda le diverse competenze professionali di biologi e farmacisti, definendo i loro ruoli e funzioni in sinergia per rafforzare la professionalità di entrambe le categorie.
L’esecuzione di questi test in farmacia quindi rientra nelle prestazioni previste dalla “Farmacia dei servizi”, come disciplinato dal D.lgs. 153/2009. Da oggi in poi il paziente che effettua il test in farmacia riceve un attestato di esito, che non ha valore di referto clinico. Questo attestato riporta i valori rilevati dal dispositivo ed è sottoscritto dal farmacista, che garantisce il rispetto delle procedure, la scelta del test e la manutenzione della strumentazione. L’accordo prevede che, in caso di intesa tra la Farmacia e un Laboratorio analisi privato accreditato o pubblico, la strumentazione possa essere in rete con un laboratorio clinico, l’unico in grado di rilasciare un referto clinico, sottoscritto da un biologo o un medico di laboratorio.
Questo accordo prevede che le tipologie di test eseguibili in farmacia siano approvate dalla FisMeLab (la Federazione delle Società scientifiche di Medicina di Laboratorio) le quali avevano già sottolineato alcune criticità da risolvere. Da evidenziare nel merito che alcuni valenti professionisti di settore tra cui il professor Mario Plebani (Professore Ordinario di Biochimica Clinica presso l’Università degli Studi di Padova) avevano raccomandato che i test fossero eseguiti in una rete integrata con un Governo clinico che si faccia carico di assicurare la qualità delle prestazioni e possa limitare richieste inappropriate e risultati interpretati fuori dal contesto clinico.
L’accordo avrà col tempo ricadute a livello regionale, considerando che le Politiche della Salute sono di competenza delle Regioni e delle Province autonome e che tali accordi devono trovare una declinazione territoriale, in armonia con le norme già esistenti. La Puglia ha già norme che, fuori dalle tipologie di test previste in autodiagnosi dal Decreto del 2009, dettano le condizioni per l’uso di questa strumentazione POCT, assicurando che il governo clinico resti nell’ambito della “medicina di laboratorio”. Ed effettivamente alcune di queste ricadute si vedono già, con il progettato allargamento dei programmi di screening regionali su cancro del colon-retto e sulla diagnosi dell’epatite da HCV ai laboratori privati accreditati, anche con l’obiettivo di aumentare i tassi di aderenza dei cittadini pugliesi a queste importanti programmi di prevenzione.
Quelli che seguono sono i risultati al 2024, che vedono la Puglia abbastanza avanti rispetto al resto del Sud ma ancora indietro rispetto alle medie nazionali e alle best practice di alcune Regioni del Nord