Malattia di Lyme: scoperto cosa rende i batteri così resistenti

Roma, 28 luglio 2025 (Agenbio) – Gli antibiotici sono spesso inefficaci nel curare la malattia di Lyme, trasmessa all’uomo tramite la puntura di zecche infette. Ciò è dovuto alla capacità del batterio Borrelia di organizzarsi in strutture tridimensionali molto resistenti, note come “biofilm”. Lo dimostra lo studio congiunto di Istituto Dermatologico San Gallicano Irccs, Università Sapienza di Roma e Università di Lubiana. In Italia si registrano almeno 500 casi l’anno di malattia di Lyme, prevalentemente nel Nord Italia. Si manifesta con un eritema cutaneo migrante, ma se non trattata in tempo evolve e colpisce il sistema nervoso e le articolazioni. La ricerca, pubblicata su ‘Frontiers in Cellular and Infection Microbiology – Veterinary and Zoonotic Infection’, getta nuova luce sui meccanismi di persistenza dell’infezione. I ricercatori hanno analizzato 12 ceppi di Borrelia isolati da pazienti con eritemi tipici delle forme iniziali della malattia. Grazie a tecniche biologiche avanzate e test sull’efficacia degli antibiotici, si è dimostrato che le specie Borrelia afzelii e Borrelia garinii formano biofilm capaci di ridurre l’efficacia di ceftriaxone e doxiciclina. Questo biofilm è costituito da comunità batteriche immerse in una matrice protettiva composta da polisaccaridi, proteine e acidi nucleici, che formano una pellicola difficilmente penetrabile dagli antibiotici, compromettendo l’efficacia delle risposte immunitarie del corpo umano. Lo studio, finanziato dall’Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, “rappresenta – sottolinea Fulvia Pimpinelli, responsabile della Microbiologia e Virologia dell’Istituto San Gallicano -, un importante passo avanti nella comprensione dei meccanismi alla base delle infezioni da Borrelia e fornisce un supporto per sviluppare terapie più efficaci per i pazienti con sintomi persistenti”. (Agenbio) Mmo 10.00