Roma, 28 luglio 2025 (Agenbio) – Uno studio dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB) dimostra che il veleno d’ape altera la funzionalità dei vasi sanguigni. Inoltre, ha identificato un importante pathway molecolare dello stress ossidativo coinvolto in questo effetto. Il lavoro condotto da un team di ricerca guidato da Francesc Jimenez Altayo, ricercatore presso il Dipartimento di Farmacologia, Terapia e Tossicologia dell’UAB, è stato pubblicato su Toxicological Sciences e ha coinvolto anche ricercatori dell’Università di Barcellona, dell’Avana, del Centro de Investigacion Biomedica en Red de Enfermedades Cardiovasculares (CIBERCV) e del Centro de Enfermedades Neurodegenerativas (CIBERNED) dell’Instituto de Salud Carlos III. L’apitossina è composta principalmente da melittina, un vasodilatatore dal potenziale terapeutico sempre più riconosciuto, ma la cui applicazione è limitata per sicurezza. Oltre a shock anafilattico e insufficienza renale, le punture di ape (Apis mellifera L.) comportano anche danni cardiovascolari. I ricercatori hanno voluto studiare l’impatto dell’apitossina e melittina sulle cellule endoteliali umane e su quelle muscolari lisce. È emerso che entrambi influenzano la vitalità cellulare e la capacità di rilassamento endoteliale, portando a una ridotta dilatazione dei vasi. “Alterazioni vascolari si sono verificate con dosi di apitossina che possono essere raggiunte dopo molteplici punture d’ape – ha dichiarato Altayo -, ma potrebbero verificarsi anche dopo poche punture in individui vulnerabili”. Più gravi gli effetti sull’aorta “probabilmente a causa dell’effetto protettivo degli estrogeni sui soggetti femminili, che riduce il rischio cardiovascolare” – ha spiegato Angel Bistuè, associato presso la UAB e primo autore dell’articolo. La melittina rappresenta quasi la metà del veleno d’ape (43,8%), ma non agisce allo stesso modo del veleno intero, ciò indica che anche altre sostanze agiscono. Il veleno d’api crea un aumento dello stress ossidativo e cambiamenti nei livelli di ossido nitrico, una molecola che regola la dilatazione dei vasi sanguigni. Ciò evidenzia il duplice ruolo dell’apitossina per il sistema vascolare, sia come sostanza tossica che come potenziale agente terapeutico. “Si è dimostrato – ha detto il ricercatore Altayo -che il veleno d’api può essere tossico per i vasi sanguigni, generando stress ossidativo, ma apre a possibili usi terapeutici in alcuni disturbi vascolari e altre patologie, come il cancro. In questo caso – ha proseguito -, potrebbe contribuire a regolare l’ossido nitrico, che controlla il modo in cui i vasi sanguigni si aprono e si chiudono all’interno di alcuni tumori, un fattore che può influenzare sia la crescita tumorale che la risposta al trattamento. Tuttavia – ha concluso -, sono necessari ulteriori studi per confermare se possa davvero avere queste applicazioni mediche”. (Agenbio) Mmo 13.00