Roma, 10 giugno 2025 – Il glifosato è cancerogeno. Lo dice uno studio pubblicato su Environmental Health a cura di Simona Panzacchi ed Eva Tibaldi con Philip J. Landrigan, Fiorella Belpoggi e Daniele Mandrioli del Centro di Ricerca sul Cancro dell’Istituto Ramazzini di Bologna fra le più grandi e importanti cooperative sociali italiane di ricerca (sostenuta da 40.000 soci) e fondata dal professor Cesare Maltoni. Una sfida vinta grazie alla determinazione e al talento di una squadra capitanata dalla dottoressa Fiorella Belpoggi, ricercatrice biologa e figura di spicco della Fondazione Italiana Biologi (FIB). Trentuno pagine nero su bianco che dimostrano in maniera scientifica la tossicità del glifosato, un erbicida ampiamente utilizzato e che negli anni aveva suscitato preoccupazioni riguardo alla sua possibile cancerogenicità.
Se la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) lo aveva classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo”, l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) aveva affermato che non era probabile che il glifosato costituisse un pericolo di cancerogenicità per l’uomo.
Lo studio della dottoressa Belpoggi e dello staff di ricerca offre un ulteriore contributo a dipanare la matassa e a fugare dubbi. E dai dati forniti dalla ricerca del team Ramazzini la correlazione tra glifosato e cancro esiste. “Quello raggiunto è il risultato di più di dieci anni di lavoro che il team ha svolto con entusiasmo e forza – ha dichiarato la dottoressa Belpoggi -. Non abbiamo mai mollato e i nostri sforzi sono stati premiati”. Dalla ricerca dei fondi, al reclutamento del personale e dei partner scientifici anche internazionali, al disegno sperimentale: tutti tasselli riuscitissimi di un mosaico che impreziosisce il campo della ricerca ambientale indipendente.
Abstract (tradotto)
Contesto
Gli erbicidi a base di glifosato (GBH) sono i diserbanti più utilizzati al mondo. Le preoccupazioni per la salute pubblica sono aumentate da quando l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il glifosato come probabile cancerogeno per l’uomo nel 2015. Per approfondire gli effetti sulla salute del glifosato e dei GBH, l’Istituto Ramazzini ha avviato lo Studio Globale sul Glifosato (GGS), concepito per testare un’ampia gamma di esiti tossicologici. Qui sono riportati i risultati del braccio cancerogeno del GGS.
Metodi
Il glifosato e due formulazioni GBH (Roundup Bioflow usato nell’UE e RangerPro usato negli USA) sono stati somministrati a ratti Sprague–Dawley (SD), maschi e femmine, a partire dal 6° giorno di gestazione (tramite esposizione materna) fino a 104 settimane di età. Il glifosato è stato somministrato tramite acqua potabile a tre dosi: la dose giornaliera accettabile (ADI) UE di 0,5 mg/kg di peso corporeo/giorno, 5 mg/kg/giorno, e il livello senza effetti avversi osservati (NOAEL) UE di 50 mg/kg/giorno. Le due formulazioni GBH sono state somministrate a dosi equivalenti in glifosato.
Risultati
In tutti e tre i gruppi di trattamento, sono stati osservati aumenti statisticamente significativi correlati alla dose o aumenti di incidenza di tumori benigni e maligni in più sedi anatomiche rispetto ai controlli storici e concorrenti. Questi tumori sono insorti in tessuti emolinfopoietici (leucemia), pelle, fegato, tiroide, sistema nervoso, ovaie, ghiandola mammaria, ghiandole surrenali, reni, vescica urinaria, ossa, pancreas endocrino, utero e milza (emangiosarcoma). Gli aumenti di incidenza si sono verificati in entrambi i sessi. Molti di questi tumori sono rari nei ratti SD.
Conclusioni
Il glifosato e i GBH, a livelli di esposizione corrispondenti all’ADI e al NOAEL dell’UE, hanno causato aumenti dose-dipendenti nell’incidenza di numerosi tumori benigni e maligni nei ratti SD di entrambi i sessi. Sono stati osservati insorgenza precoce e mortalità per diversi tumori. Questi risultati forniscono prove solide a supporto della conclusione dell’IARC che esistono “prove sufficienti di cancerogenicità [del glifosato] negli animali da esperimento”. Inoltre, i nostri dati sono coerenti con le evidenze epidemiologiche sulla cancerogenicità del glifosato e dei GBH.
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