Roma 30 aprile 2025 (Agenbio) – Recuperare scarti urbani, agricoli e perfino la cenere vulcanica per trasformarli in fertilizzanti naturali. È questa l’innovativa sfida del progetto europeo LANDFEED, presentato da ENEA a ECOMED (Catania, 15–17 aprile), una delle principali fiere del Mediterraneo dedicate all’ambiente e all’energia. L’obiettivo è ambizioso: creare biofertilizzanti sostenibili a partire da materiali di scarto, riducendo l’impatto ambientale e contribuendo alla sicurezza alimentare.
Grazie a LANDFEED, ENEA svilupperà una piattaforma digitale di simbiosi industriale, pensata per favorire la condivisione di risorse tra imprese e semplificare la gestione dei residui organici. L’idea è quella di creare una rete virtuosa tra diversi attori del sistema produttivo, dove gli scarti di un’azienda possano diventare risorse per un’altra, in pieno spirito di economia circolare.
«LANDFEED mira a recuperare nutrienti preziosi da rifiuti e sottoprodotti urbani, agricoli e industriali, contribuendo così alla creazione di un mercato europeo dei biofertilizzanti, oggi ancora fortemente dipendente dalle importazioni», spiega Antonella Luciano, ricercatrice ENEA e referente del progetto.
Il progetto non si limita alla produzione dei fertilizzanti, ma punta anche allo sviluppo di un passaporto digitale che garantisca la tracciabilità dei prodotti lungo tutta la filiera. Questo strumento permetterà di monitorare l’origine, la qualità e l’uso dei diversi residui trasformati, assicurando trasparenza e sicurezza.
Tra le tecnologie più innovative in fase di sviluppo ci sono anche rivestimenti intelligenti a base di chitosano e microalghe, pensati per garantire un rilascio controllato dei nutrienti nel terreno. Questo approccio consente di ottimizzare l’efficienza dei fertilizzanti, migliorare la resa agricola, ridurre le emissioni di gas serra e proteggere le risorse idriche.
Cinque sono i casi studio previsti in Europa, ognuno con una combinazione diversa di rifiuti organici. Il pilota italiano sarà attuato in Sicilia, grazie alla collaborazione tra Università di Catania ed ENEA. Il progetto isolano utilizzerà un mix di fanghi provenienti da impianti di depurazione e acquacoltura, residui della coltivazione di microalghe, digestato agricolo, sottoprodotti della lavorazione delle arance e cenere vulcanica dell’Etna, ricca di minerali utili per il suolo.
«Anche se di natura diversa, questi materiali saranno trasformati in fertilizzanti attraverso un processo sostenibile che ne valorizza ogni componente utile, riducendo l’impatto ambientale e supportando un’agricoltura più verde.» conclude Luciano.
In un’Europa che produce ogni anno quasi 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, iniziative come LANDFEED si inseriscono pienamente nelle strategie UE per dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030 e promuovere soluzioni che combinano sostenibilità, innovazione e cooperazione tra imprese. (Agenbio) Eleonora Caruso 9:00