“In difesa della legalità”, editoriale del presidente della FNOB, Vincenzo D’Anna

di Vincenzo D’Anna

Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi

 

Pubblichiamo, in anteprima, l’editoriale del numero di febbraio del Giornale dei Biologi in uscita a fine mese.

 

Da quando è entrata in vigore la legge 3/2018 sulle Professioni Sanitarie e l’ingresso della categoria dei Biologi tra queste ultime, si è dovuto procedere a chiudere il vecchio Ordine Nazionale dei Biologi per dare vita alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi e con essa a un decentramento di tipo amministrativo, funzionale e organizzativo in grado di valorizzare le specifiche esigenze e le criticità dei territori, in sostituzione del vecchio Ente centralizzato.

Un’operazione con molte problematiche esecutive, stante il fatto che fin del 1° gennaio 2023 l’ONB ha chiuso i battenti e le interazioni tra gli iscritti sono state in parte “demandate” alle sedi regionali. Attenzione però: sulle pagine di questo numero troverete, al riguardo, il parere pro veritate reso da un noto avvocato amministrativo che, sulla scorta dell’analisi giuridica del combinato disposto delle varie leggi che regolano la materia, ha chiarito quali siano le competenze esclusive in capo ai singoli ordini territoriali e quelle ancora facenti capo alla FNOB, ente sovra-ordinato di rappresentanza della categoria.

Il parere conferma quando sostenuto dal Ministero Vigilante, quello della salute. Un parere resosi necessario dall’erronea interpretazione che taluni presidenti territoriali hanno inteso recepire del rapporto tra centro e periferia, tra Federazione e Ordini. Non sono risultati pochi, infatti, quelli che in un primo momento, magari perché disorientati, hanno malamente interpretato ruoli e facoltà assegnate agli Ordini regionali ed alla FNOB. Spesso sono sorti veri e propri contenziosi e lunghi epistolari e, quel che è peggio, alcune di queste controversie, precisazioni e chiarimenti forniti, non sono stati resi noti ai componenti dei Consigli direttivi eletti negli Ordini territoriali.

Tanto ha creato, in talune regioni, un clima avvelenato da convincimenti erronei e diametralmente opposti, come quello che pretendeva di assegnare agli Ordini locali una potestà in materie che la legge non indicava affatto come di loro pertinenza. Viceversa, questi stessi presidenti hanno omesso di seguire le precise indicazioni che pure la Federazione aveva impartito avvalendosi della prerogativa di legge che concede alla FNOB i compiti di coordinamento ed indirizzo e quindi l’obbligo, per i destinatari, di dare puntuale esecuzione alle disposizioni di FNOB.

Parimenti, male inteso è stato il concetto di autonomia, che va certo intesa come riservata agli Ordini territoriali, ma riferita alle sole materie indicate dalla normativa vigente di esclusiva competenza degli Ordini medesimi. Non altro! Diversi poi sono stati gli Ordini che hanno rifiutato di utilizzare l’affiancamento proposto dalla Federazione e l’offerta dei servizi centralizzati, convenienti sia economicamente sia per la efficienza dei servizi stessi erogati per il tramite di uffici e personale formati da anni di esperienza nel ramo.

Molti hanno scelto di spendere per dotarsi di sistemi doppioni di quelli esistenti in FNOB. Insomma, una corsa a ricreare una dispendiosa quanto inutile duplicazione. Uno dei motivi di maggiore frizione è stato quello della definizione della quota pro capite annuale che le regioni sono tenute a versare alla Federazione. Una esclusiva prerogativa del Comitato Centrale della Federazione non soggetta a trattative al ribasso. La FNOB ha tagliato di oltre il 50% il vecchio bilancio dell’ONB, riducendo drasticamente le indennità degli amministratori, ossia quelle di funzione, rimborsi spese e le retribuzioni occasionali riconosciute ai componenti del Comitato Centrale. Ridotti, inoltre, i compensi dei professionisti consulenti e dei collaboratori occasionali. Il tutto al fine di ridurre al minimo le proprie esigenze economiche.

Tuttavia, la Federazione non ha potuto né voluto azzerare le “poste” in bilancio riservate alle varie attività in favore dei Biologi italiani, in regime di gratuità, nei campi dell’informazione, formazione, master, Summer School e borse di studio. Defraudare di ulteriori risorse la FNOB avrebbe avuto il risultato di azzerare quelle possibilità di ausilio, tutela e servizi ed opportunità indirizzate agli iscritti. Un atteggiamento di grande responsabilità quello assunto dal Comitato Centrale di FNOB che consentirà di proseguire sulla strada già percorsa nell’ultima legislatura dall’ONB ed illustrata nel “libro bianco” riferito al quinquennio 2017-2022.

Perché ritornare su argomenti già trattati, vi starete chiedendo? Per la semplice ragione che in alcune regioni e macroregioni, approfittando del diffuso disinteresse degli iscritti a tenersi informati sullo stato dell’arte e a non voler partecipare alla vita ordinistica (rimanendo quindi a digiuno delle varie questioni), si è alimentato e rinfocolato un risentimento di avversione nei confronti della Federazione. Parliamoci chiaro: c’è una massa inerte che ancora pensa che l’Ordine rappresenti una tassa e non una grande opportunità da sfruttare, una difesa della categoria, un modo di crescere come Biologi. Il gioco di addossare a Roma la responsabilità del finanziamento agli Ordini regionali è una menzogna che si scioglie man mano la gente apprende e s’informa.

Non poche sono le lacune organizzative e la scarsa efficienza dei servizi resi agli iscritti da alcuni di questi Ordini territoriali riottosi e che certo non dipendono dalla FNOB, ma dall’insipienza e dalle mendaci scusanti di quei dirigenti territoriali. Alcuni di questi, resisi finalmente conto che il decentramento amministrativo comportava anche un aumento fisiologico delle spese, hanno pensato bene di aumentare la quota d’iscrizione trattenendo per sé l’aumento che, sarà bene chiarire, non finisce nelle casse della Federazione bensì in quelle degli Ordini. Insomma, tagliando corto: abbiamo bisogno che i colleghi s’informino, che i dirigenti imparino che vale il principio di legalità e di rispetto delle norme. A nulla servono le bugie e le recriminazioni, perché la storia, prima o poi, si incaricherà di indicare con chiarezza chi sono gli incapaci e chi i bugiardi.