Analisi del comportamento batteriofago di un virus a RNA umano, SARS-CoV-2, attraverso l’approccio integrato di microscopia a immunofluorescenza, proteomica e quantificazione del D-amminoacido

SARS-CoV-2, uno dei virus umani a RNA, è ampiamente studiato in tutto il mondo. Sono stati compiuti sforzi significativi per comprendere i suoi meccanismi molecolari d’azione e come interagisce con le cellule epiteliali e il microbioma umano poiché è stato osservato anche nei batteri del microbioma intestinale. Molti studi sottolineano l’importanza dell’immunità di superficie e anche che il sistema della mucosa è fondamentale nell’interazione del patogeno con le cellule dell’epitelio orale, nasale, faringeo e intestinale.

Recenti studi hanno dimostrato come i batteri del microbioma intestinale umano producano tossine in grado di alterare i classici meccanismi di interazione dei virus con le cellule di superficie. Questo documento presenta un approccio semplice per evidenziare il comportamento iniziale di un nuovo agente patogeno, SARS-CoV-2, sul microbioma umano. La tecnica di microscopia di immunofluorescenza può essere combinata con il conteggio spettrale eseguito alla spettrometria di massa dei peptidi virali nelle colture batteriche, insieme all’identificazione della presenza di D-amminoacidi all’interno dei peptidi virali nelle colture batteriche e nel sangue dei pazienti.

Questo approccio consente di stabilire la possibile espressione o aumento dei virus virali a RNA in generale e SARS-CoV-2, come discusso in questo studio, e di determinare se il microbioma sia coinvolto o meno nei meccanismi patogenetici dei virus. Questo nuovo approccio combinato può fornire informazioni più rapidamente, evitando i pregiudizi della diagnosi virologica e identificando se un virus può interagire, legarsi e infettare batteri e cellule epiteliali.

Capire se alcuni virus hanno un comportamento batteriofagico consente di focalizzare le terapie vaccinali verso determinate tossine prodotte dai batteri nel microbioma o verso la ricerca di mutazioni virali inerti o simbiotiche con il microbioma umano. Questa nuova conoscenza apre uno scenario su un possibile futuro vaccino: il vaccino probiotico, progettato con la giusta resistenza ai virus che si attaccano sia alla superficie dell’epitelio umano sia ai batteri del microbioma intestinale.

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