Come la ricerca cambia il dogma e suggerisce soluzioni nuove: il SARS-CoV-2 infetta anche i batteri

IL SARS-CoV-2 può infettare anche i batteri del microbioma umano. E’ quanto dimostra lo studio pubblicato su “Vaccines” rivista del gruppo MDPI,  condotto dal team del Dr. Carlo Brogna, ricercatore della Craniomed group, Start Up Irpina (Brogna, C.; Brogna, B.; Bisaccia, D.R.; Lauritano, F.; Marino, G.; Montano, L.; Cristoni, S.; Prisco, M.; Piscopo, M. Could SARS-CoV-2 Have Bacteriophage Behavior or Induce the Activity of Other Bacteriophages? Vaccines 2022, 10, 708. https://doi.org/10.3390/ vaccines10050708. La ricerca nasce dall’iniziativa di 3 società italiane, Craniomed group (Avellino), Marsanconsulting, ( Napoli) e ISB Ion Source (Milano), consorziate con la prof. Marina Piscopo, docente di biologia molecolare del Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II, con il Dr. Luigi Montano, UroAndrologo dell’ASL di Salerno e con diversi biologi internazionali.

Prima di questo studio si presumeva che l’unico ospite possibile per questo tipo di virus fossero le cellule eucariotiche dei mammiferi. Lo studio invece mostra che i microrganismi nel tratto gastrointestinale umano influenzano la gravità del COVID-19 e per la prima volta forniscono indicazioni che il virus si replica nei batteri intestinali.  Per arrivare a tali conclusioni i ricercatori hanno analizzato colture di batteri del microbioma umano e SARS-CoV-2 al microscopio elettronico e a fluorescenza. Oltre a ciò sono state eseguite analisi molecolari sui batteri implicati, che venivano infettati dal virus SARS-CoV.2. I dati hanno mostrato uno stretto legame tra batteri e virus e come questo si possa replicare in essi. Il gruppo di ricerca ha eseguito molte prove prima di ottenere tale dato. Lo studio mette pertanto un punto fermo sul meccanismo virale di infezione dei batteri da parte del SARS-CoV-2.

In sintesi, i primi risultati hanno dimostrato come nelle colture batteriche originate dal microbioma umano, il SARS-CoV-2 infetta e si nasconde nei nostri piccoli amici: i batteri. Già diversi studi degli stessi autori e di altri avevano osservato l’interazione tra il microbioma umano e il virus, ma questa volta i ricercatori hanno ideato una serie di prove fino a dimostrare questa stretta connessione. Sembra che la prova con un radioisotopo abbia definitivamente svelato il mistero del famoso virus che tanto ha attanagliato le nostre vite.  Gli autori sottolineano come questo studio sia propedeutico alla, già loro, scoperta delle tossine implicate nei sintomi dei malati di COVID-19. Il microbiota umano rappresenta la prima linea di difesa contro questo virus, ricordano gli autori.   Le immagini ottenute dallo studio suggeriscono quindi che SARS-CoV-2 potrebbe agire come un batteriofago. I risultati aggiungono pertanto nuove conoscenze alla comprensione dei meccanismi dell’infezione da SARS-CoV-2 e colmano le lacune nello studio delle interazioni tra il virus SARS-CoV-2 e cellule procariotiche.

In sostanza – dichiarano Piscopo e Montano, coautori dello studio – siamo di fronte ad un dato integrativo rispetto a quanto fin ora osservato da tutti. Sembra che i batteri giochino un ruolo fondamentale nella trasmissione del virus, nella diffusione con immediate implicazioni in ordine alle possibilità di cura come peraltro viene fatto con l’uso di antibiotici in fase precoce”.

Un analisi attenta -aggiunge Brogna – suggerirebbe anche soluzioni vaccinali integrative: Un vaccino a virus attenuato ad assunzione orale come il vaccino del Dr.Sabin per la poliomielite.

Inoltre – conclude Brogna – siamo difronte ad un doppio meccanismo, con la produzione di due potenti tossine da parte dei batteri, per cui la soluzione vaccinale potrebbe essere doppia: Vaccino orale e antidoto contro le tossine. Questo studio è in linea con gli sforzi di altri Istituti prestigiosi italiani, tra cui ISS, ricordando quanto importante sia il ciclo dell’acque reflue nel monitoraggio dell’evoluzione della pandemia.  Le tossine, infine, sembrano giocare un ruolo molto importante proprio nel Long Covid”.