Un nuovo studio rivela perché l’HIV rimane nei tessuti umani anche dopo la terapia antiretrovirale

Roma, 7 aprile 2022 (Agonb) – Grazie alla terapia antiretrovirale, l’infezione da HIV non costituisce più una minaccia come in passato, ma nonostante l’efficacia dei farmaci per gestirlo e curarlo, il virus non riesce comunque a essere mai completamente eliminato dal corpo.

Ora, una nuova ricerca dell’Università dell’Alberta offre una possibile risposta. Il team guidato da Shokrollah Elahi ha scoperto che nei pazienti affetti da HIV, i linfociti T killer – un tipo di globuli bianchi responsabili dell’identificazione e della distruzione delle cellule infettate da virus – hanno una proteina chiamata CD73 molto scarsa o nulla.

Poiché questa proteina è responsabile della migrazione e del movimento delle cellule nel tessuto, la sua mancanza compromette la capacità delle cellule T killer di trovare ed eliminare le cellule infette dall’HIV. Dopo aver identificato, nel corso di uno studio durato 3 anni, il ruolo di CD73, Elahi si è concentrato sulla comprensione delle potenziali cause di questa riduzione, scoprendo che è in parte dovuta all’infiammazione cronica comune tra le persone che convivono con l’HIV.

La scoperta aiuta a spiegare anche perché le persone con HIV hanno un rischio inferiore di sviluppare la sclerosi multipla. “La proteina CD73 ridotto o eliminato può essere utile negli individui con infezione da HIV per proteggerli dalla sclerosi multipla – ha concluso Elahi -. Pertanto, prendere di mira CD73 potrebbe essere un nuovo potenziale marcatore terapeutico per i pazienti con questa malattia”. (Agonb) Cdm 09:00.