Nell’edilizia del futuro arrivano i funghi al posto del cemento

Roma, 23 febbraio 2021 (AgOnb) – Pubblicata su Horizon, l’ipotesi formulata dagli esperti della Columbia Graduate School of Architecture, Planning and Preservation, che hanno sviluppato un modo per utilizzare i funghi come materiale da costruzione ecosostenibile. «Questa soluzione potrebbe ridurre le emissioni di CO2 nel settore delle costruzioni – afferma David Benjamin della Columbia Graduate School of Architecture, Planning and Preservation – inoltre potrebbero biodegradarsi più facilmente in caso di demolizione». Il team ha realizzato un mattone combinando rifiuti agricoli, coltivando il risultato per circa 2 settimane, riscaldandolo o trattandolo chimicamente per uccidere il fungo. «Il risultato è come un mattone tradizionale – aggiunge lo scienziato – ma di materiale organico, ciò significa smaltimento sicuro». Il lavoro rientra nell’ambito del progetto FUNGAR (Fungal Architectures). «Stando al rapporto delle Nazioni Unite per l’ambiente – dichiara Phil Ayres, ricercatore di architettura presso il Center for Information Technology and Architecture di Copenhagen e membro fondatore di FUNGAR – l’edilizia è responsabile di quasi il 40% delle emissioni di CO2 a livello globale. Questo prodotto è sostenibile, a emissioni 0, leggero, durevole, modellabile e naturalmente ignifugo: speriamo di andare oltre la realizzazione di mattoni». The Living, il progetto open source ideato da Benjamin, ha portato alla creazione di un padiglione alto 12,2 mt realizzato con i mattoni a fungo e posizionato all’ingresso del museo d’arte di New York City e una struttura ubicata a Parigi in cui il micelio vivente cresce in sinergia con la struttura. Prossimo obiettivo è realizzare mattoni monolitici: «Il fungo potrebbe assumere la forma dell’edificio desiderato – commenta lo studioso – e autoripararsi se danneggiato”» Aggiunge Ayres, che «È presto per pensare agli edifici realizzati interamente con questa tecnologia, ma il nostro ambiente ha bisogno di questo tipo di materiali». «Questa metodologia potrebbe essere utile anche in vista delle future missioni spaziali di colonizzazione – interviene Lynn Rothschild, astrobiologo all’Ames Research Center della NASA – gli habitat lunari o marziani potrebbero essere realizzati in questo modo, abbattendo i costi». «I funghi sono interessanti come unità viventi – conclude Ayers – possono avere tante applicazioni oltre all’ambito culinario: sono un vero dono». (AgOnb) Mmo 10:00