Salute e Ambiente, quando la bontà del “Bio” non vale solo a tavola

Biologico contro convenzionale? Eh no! troppo facile. Non c’è sfida: vince il Bio!! E’ notizia di questi giorni – ne ha parlato anche FederBio con un post pubblicato su Twitter – quanto scoperto dai ricercatori dell’università di Tokyo i quali esaminando alcuni ortaggi (cavolo cinese, spinaci, peperone, cipollotto ecc.) hanno rilevato che l’attività antiossidante dei prodotti biologici era superiore del 120% rispetto a quella dei prodotti convenzionali. Un dato significativo, sul quale occorre riflettere. D’altronde, che il “Bio” faccia bene è risaputo. Sia in termini di salute da parte del consumatore, sia in termini meramente ambientali, per il rispetto che si ha del territorio dal punto di vista delle coltivazioni “pulite”. Quello che occorre, però, è che il Biologico esca finalmente da quella veste meramente filosofica nella quale sovente si trova impantanato, abbracciando campi d’applicazione che sono anche economici e naturalistici. E chi se non il Biologo, grazie al peso delle sue “speciali competenze“, può intervenire, per consolidare questa rivoluzione, puntando forte sulla valorizzazione del Bioterritorio e sulla cosiddetta Bio Economia? A patto e a condizione, s’intende, che egli possa operare nell’ambito di veri e propri team multidisciplinari insieme con tutte le altre figure professionali (pensiamo agli agronomi, agli ingegneri, ai chimici, ecc ecc) operative nella filiera dell’agroalimentare. Magari, perché no, muovendosi nell’orbita di quelle “politiche economiche” che puntano sulla valorizzazione del territorio. Diciamocela tutta: molto è stato fatto, in passato, anche da parte dell’Ordine Nazionale dei Biologi, per la valorizzazione del Bio. E moltissimo, va ribadito ancora, è stato fatto anche da regioni come Toscana ed Umbria. Ma ovviamente tanto ancora c’è da fare perché il presente ci chiama fortemente al Bio chiedendoci di renderlo sempre più protagonista delle nostre tavole. E non solo di quelle. Per fare questo, però, occorre che l’occhio sia attento e concentrato sul vero punto focale di ogni processo alimentare, dalla nascita (produzione) fino alla scelta dell’imballaggio (packaging) ed infine alla consumazione: la “verifica” che deve cadere al termine di ogni buona progettazione. Perché sì, solo la verifica può essere in grado di avallare il progetto consolidandone infine lo sviluppo successivo.

Dott.ssa Stefania Papa
Consigliera dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Delegata Sicurezza Alimentare
Delegata ONB regioni Toscana e Umbria