Covid, iniezione a base di anticorpi curerà i malati. Papa (ONB): “Ricerca scientifica e biologia applicata: contributo Biologi è strategico. Rappuoli, orgoglio sanità toscana”

“Il mondo potrà sconfiggere il coronavirus quando riusciremo a produrre un miliardo di dosi di vaccini. Ma prima avremo un farmaco che curerà i contagiati dal Covid-19. Un’iniezione a base di anticorpi monoclonali, selezionati dal mio team di ricerca nei laboratori senesi di Toscana Life Sciences“. Lo ha affermato, in un’intervista rilasciata a “QN” e ripresa anche da Adnkronos, il microbiologo Rino Rappuoli, medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica nel 2005, padre del vaccino contro il meningococco B e C e di quello contro la pertosse. Lo scienziato toscano (di cui trattò anche l’Onb in un pezzo pubblicato lo scorso 8 maggio sul proprio portale), attualmente direttore scientifico e responsabile della attività di ricerca e sviluppo esterna presso Gsk Vaccines, ha spiegato che “gli anticorpi monoclonali rappresentano la terapia che genera metà dei fatturati dell’industria farmaceutica nel mondo”: vengono utilizzati per curare i tumori e le malattie autoimmuni. Ebbene, grazie a un finanziamento dell’Eu Malaria Fund, una fetta di 46 milioni di curo è servita per selezionare quelli “giusti” contro il virus. “Da 5mila anticorpi prelevati dal plasma di chi aveva contratto il virus, grazie ad un lavoro di team (che visto il coinvolgimento anche dell’Istituto Spallanzani di Roma e delle Scotte di Siena), sono stati selezionati i tre molto efficaci”, poi, ha aggiunto ancora il microbiologo “punteremo sul migliore di questi”. “Abbiamo inviato la seta a fare cellule che a livello industriale produrranno anticorpi. La risposta arriverà a giorni” ha concluso il professor Rappuoli. Insomma: se tutto andrà bene, entro fine 2020 si potrà produrre, con il probabile coinvolgimento dello stabilimento Menarini, un farmaco in grado di curare i contagiati dal Covid-19. “Che dire? la lotta contro il nuovo coronavirus continua a fare passi da giganti e risultati del genere, frutto di uno straordinario lavoro di squadra, sono lì a certificarlo” ci ha tenuto a commentare la dr.ssa Stefania Papa, consigliera dell’Ordine nazionale dei Biologi di cui è delegata in materia di Igiene e Sicurezza Alimentare oltre che delegata regionale per l’Umbria e la Toscana. “Mi sia consentito, al là dell’encomiabile lavoro prodotto dai medici sul versante della ricerca scientifica, tributare il giusto plauso, anche agli sforzi dei Biologi capaci di tagliare un nuovo, straordinario traguardo nella battaglia contro il virus della Sars Cov2” ha aggiunto la consigliera. “Laddove, infatti, intervengono le tecnologie di sistema, laddove si fanno largo le biotecnologie, come nel caso degli studi del professor Rappuoli sugli anticorpi monoclonali, là, più che altrove, si ravvisa la mano esperta dei nostri impagabili colleghi” ha proseguito la dott.ssa Papa. “A professionisti straordinari come il microbiologo toscano, orgoglio e vanto della nostra sanità, ed a quanti, tra i Biologi stessi, ne coordinano il comune sforzo di ricerca, va riconosciuto, nell’ambito della produzione farmaceutica, un ruolo cardine e strategico per quanto concerne le cosiddette ‘speciali competenze’ maturate in campo molecolare e genetico” ha sottolineato ancora la rappresentante dell’Onb. Un ruolo, ha aggiunto la delegata toscana dell’Ordine, che si fa, di giorno in giorno, “sempre più determinante e cruciale”. D’altronde, ha detto ancora la consigliera Papa “come ho già avuto modo di spiegare, anche nella realizzazione dei vaccini, è sempre il Biologo che, oltre a garantire la sicurezza ed i controlli di qualità, consente poi l’impianto stesso della produzione che è poi il futuro sul quale si basa la cosiddetta fase 2″. “E’ grazie a loro – ha concluso la dott.ssa Papa – che si completa quell’asse tipico della multidisciplinarietà che vede nel Biologo la figura professionale in grado di operare in sintonia con gli altri professionisti del pianeta sanità”. In sintesi, per la rappresentante dei Biologi “l’integrazione tra scienze quantitative e biologia applicata, strutturale e computazionale, viene a porsi come ‘speciale competenza’ del biologo di nuova generazione”. “Con la diffusione del nuovo agente eziologico Sars Cov 2” secondo la consigliera Papa “i biologi ricercatori ed esperti che saranno in grado di trasformare l’enorme mole di informazioni della genomica e proteomica in conoscenza, ed applicare sistemi biofisici e biomatematici a sistemi biologici complessi, troveranno sempre più spazio professionale”. Per capirci, è la sua conclusione: “la disponibilità di dati multidimensionali (big data) richiede una sempre maggiore interdisciplinarità come le biotecnologie innovative in campo biomedico, scienza e tecnologie alimentari, biotecnologie ambientali, la farmacogenomica e la medicina di precisione”.