Ministero dell’Università e Ordine dei Biologi convergono sui nuovi scenari della formazione pre e post laurea e sui nuovi ambiti di intervento professionale

Si è svolto il 30 luglio un importante e, per molti versi, storico incontro tra la delegazione dell’Ordine Nazionale dei Biologi, coordinata dal Presidente Vincenzo D’Anna, e il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, dedicato ai temi del riordino della formazione del biologo, ai nuovi percorsi in settori innovativi ed emergenti, ed all’esame di criticità da tempo esistenti e mai affrontate in passato, lasciando che si producessero danni rilevanti per la figura professionale, nell’assordante silenzio di chi avrebbe dovuto prevenire o comunque affrontare tali situazioni di vero e proprio degrado.

Già dalla fase di transizione da lauree a ciclo unico a triennali e magistrali, i biologi come categoria uscirono in modo discutibile. Infatti, oltre alle lauree triennali delle attuali classi L 13 (Scienze biologiche), L 2 (Biotecnologie) ed L 32 (Scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura), proprie del settore, ed auspicabilmente da utilizzare per l’accesso alle magistrali, se ne aggiunsero altre, del tutto eterogenee, con ordinamenti per nulla sovrapponibili, non in serie con la formazione magistrale, accettate semplicisticamente. Ciò per i noti motivi di mero innalzamento degli accessi collegati agli interessi locali degli atenei, tanto che progressivamente addirittura lauree triennali riferite a professioni finite, ovvero già destinate ad altri settori, furono e sono ancora adesso utilizzate per accedere ad alcune magistrali di Biologia (la più colpita è la LM 61 Scienze della nutrizione umana), allo scopo di consentire una sorta di situazione di doppio ed agevole esercizio professionale, da parte di triennalisti di altri settori, già destinati al lavoro operativo, che con la laurea magistrale LM 61 divenivano “anche” biologi, salvo “non esserlo” per le gravissime ed insanabili carenze di formazione di base.

Questo imponente fenomeno di degrado formativo, quindi, ha riguardato accessi anomali ed impropri sia dal versante sanitario (triennali destinati a professioni sanitarie del tutto diverse dal biologo) sia dai versanti più diversi, anche privi di qualunque assimilabilità formativa sulle discipline basiche essenziali e caratterizzanti del biologo.

Da considerare, in tal senso, che seppure la maggioranza di questi triennalisti anomali si dirigeva verso la magistrale della nutrizione, dopo l’accesso all’albo A del biologo, si verificava, ed accade tutt’ora, che tali soggetti divenivano di fatto abilitati ad esercitare in qualunque ambito, dalla biologia clinica alle biotecnologie, ed a qualunque altro settore richiedente ben altri livelli di formazione, di fatto inflazionando a ribasso gli ambiti di occupazione.

È di questi giorni una lettera di diffida, inviata da un ordine che rappresenta professioni dotate di lauree triennali professionalizzanti ed abilitanti, cioè lauree che “non” richiedono di proseguire con studi magistrali e per i quali il governo definisce un fabbisogno annuale ed investe risorse, pervenuta ad una Università che, seguendo rigorosamente le richieste dell’ONB, ha consentito l’acceso alla LM 61 Scienze della Nutrizione Umana, esclusivamente a laureati delle tre classi L 13, L 2 ed L 32.

Abbiamo chiesto a tale Università di ignorare la nota di tale Ordine, ma deve essere chiaro a tutti che esiste un ormai diffuso metodo di “invasione” degli spazi professionali del biologo, che non si fonda su una concorrenza corretta, basata sulle conoscenze e le capacità, ma sulle scorciatoie indecenti che il nostro sistema formativo, oltre che l’arroganza di altre figure ad altro destinate, consente.

Su questo tema, il confronto con il Ministro Manfredi è stato estremamente approfondito e costruttivo, partendo dalla constatazione che, poiché purtroppo l’autonomia universitaria consente agli atenei ogni sia pur discutibile scelta, va definita una soluzione normativa. In questo senso si è concordato di operare nel testo di decreto in via di definizione, attuativo della Legge n. 2/18 e modificativo del DPR 328/01, inserendo chiaramente una norma diretta che preveda esclusività di accesso all’albo A del biologo solo per i laureati triennali appartenenti alle tre classi canoniche. Su questo punto specifico si è registrata un’ampia convergenza, anche riferita ad una soluzione rapida del problema.

Si è altresì convenuto con il Ministro, in coerenza con l’impostazione delineata e discussa, che con le modifiche al DPR 328/01 si debba andare a tripartire l’albo A dei biologi, prevedendo in modo distinto la Nutrizione, l’Ambiente e l’ambito della Biologia generale e biomedica. Tale tripartizione, e relativo distinto esame di Stato, consentirebbe un oggettivo rafforzamento di ambiti sottoposti indebitamente a pressioni esterne inaccettabili e rafforzerebbe l’ambito delle competenze peraltro attribuite dalla legge.

In questo scenario di autentica riforma del sistema formativo, nel confronto si sono inserite, trovando l’accoglienza del Ministro, le problematiche formative relative al settore dell’Embriologia clinica e Procreazione medicalmente assistita, su cui è stata apprezzata la proposta dell’Ordine di definire un percorso di formazione dedicato all’interno della Scuola di Specializzazione di Genetica Medica, visto anche l’assenso di genetisti insigni della Società Italiana di Genetica Umana. Accanto alla riforma del percorso formativo si è convenuto, di concerto con il Ministro della Salute, di definire anche un atto legislativo-programmatorio che definisca l’efficace e qualificata attuazione di queste attività assistenziali sul territorio in ambito LEA.

Si è poi affrontato il tema, reso drammaticamente evidente dalla fase pandemica, della crisi del sistema del sistema di tutela dell’ambiente e degli enti a ciò preposti, ovvero le ARPA, che, operando in modo totalmente fratturato dal sistema salute, hanno sostanzialmente fallito nei propri obiettivi istitutivi. Si è proposta, perciò, una modifica legislativa, già inoltrata al Ministro della Salute, in cui il sistema della tutela ambientale venga riportato all’interno del sistema di tutela della salute e, viceversa, perché la necessità di tale inscindibilità è ormai evidente ed indiscutibile, oltre a caratterizzarsi come urgente ed ineludibile. In questo contesto, è stato proposto dall’Ordine un nuovo ordinamento per una scuola di specializzazione in discipline ambientali, che costituisca requisito di accesso alle ARPA ed ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie.

L’incontro si è poi concluso con l’impegno di affrontare in modo appropriato anche un tema da anni oggetto di dibattito, ma anche caratterizzato da interventi di tipo corporativo che hanno creato grave danno alle categorie sanitarie, relativo alla questione delle borse di studio per le scuole di specializzazione che la normativa europea ha riservato a suo tempo ai soli medici. Il Ministro ha dichiarato, al riguardo, che vanno ricercate soluzioni specifiche e idonee, tali da scongiurare il pericolo maggiore e più grave, ovvero il blocco degli accessi, come avvenuto tra il 2011 ed il 2017. Per il Ministro, quindi, la questione va affrontata ma predefinendo modalità certe ed indiscutibili che garantiscano il fabbisogno di formazione, quindi ricercando un nuovo modello, diverso e peculiare.

 

Alberto Spanò