Coronavirus, a Napoli funziona il farmaco anti-artrite: «Subito un protocollo nazionale»

Il Biologo Genetista Daniele Tedeschi nella video intervista pubblicata su questo stesso sito lo scorso 25 febbraio, aveva anticipato che esistono delle correlazioni tra determinati genotipi e la vulnerabilità ai virus ed al corona virus. I malati di artrite reumatoide risultavano molto refrattari ai virus HCV ed HIV in ragione di un particolare polimorfismo del gene HLA che regola la risposta auto immune.

Su questa base sono stati sperimentati farmaci che sono comunemente impiegati nella cura della detta patologia come il Tocilizumab.

Il meccanismo che viene interessato è quello degli antigeni di superfici ACE che sono indiziati di consentire al virus di attecchire sulla superficie cellulare. Una delle spiegazione che si ipotizzano è che la popolazione anziana sia più esposta alla permeabilità virale a causa dell’uso di farmaci ACE inibitori per il controllo dei livelli pressori.

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Sperimentata a Napoli, con risultati eccellenti, una prima potenziale terapia contro il Coronavirus. Due pazienti affetti da Covid-19, ricoverati in terapia intensiva all’ospedale Cotugno-Pascale, sono stati trattati, lo scorso 7 marzo, con un farmaco utilizzato contro l’artrite reumatoide. Si tratta del Tocilizumab, un anticorpo monoclonale che ha come obiettivo l’interleuchina-6 (una citochina prodotta dal sistema immunitario e che caratterizza molte situazioni di infiammazione cronica).
Il medicinale, hanno spiegato gli esperti del nosocomio partenopeo, non agisce direttamente contro il virus (non è un “antivirale” in senso stretto), ma solo su una complicanza dell’infezione. In pratica interviene sulla polmonite, attenuandola o addirittura eliminandola.
Ebbene, nel paziente in condizioni più gravi, il miglioramento è stato a tal punto evidente che, a 48 ore dalla somministrazione, i medici lo hanno addirittura “stubato”. Anche il secondo malato ha dato cenni di sensibile ripresa, sia pur non in maniera così netta come accaduto nel primo caso. Insomma: risultati straordinari che hanno invogliato i medici del Cotugno-Pascale a proseguire, nei giorni successivi, con la somministrazione del Tocilizumab pure su altri due ricoverati (con i livelli maggiori di interleuchina-6). E poi su altri due ancora.
L’idea di utilizzare quel particolare tipo di medicinale è nata dal presupposto che in situazioni di stress respiratorio l’interleuchina-6 diventa la citochina maggiormente implicata. Il Covid-2019, hanno notato, infatti, i ricercatori, ha come complicanza principale la polmonite interstiziale, provocata da una forte infiammazione a livello polmonare che costringe i pazienti più gravi al ricovero in Terapia Intensiva. Ed è appunto su questa “infiammazione” che ha mostrato di agire in maniera efficace il medicinale, “spegnendo” la polmonite ed evitando l’intubazione dei malati.
Gli ottimi risultati raggiunti hanno spinto l’oncologo Paolo Ascierto, del Pascale di Napoli a chiedere subito “un protocollo nazionale per estendere l’impiego di Tocilizumab, farmaco anti-artrite, nei pazienti contagiati da coronavirus e in condizioni critiche”.  “Il farmaco ha dimostrato di essere efficace contro la polmonite da Covid-19” ha spiegato Ascierto. A Napoli, ha aggiunto, “sono stati trattati i primi 2 pazienti in Italia, in 24 ore la terapia ha evidenziato ottimi risultati e domani sarà estubato uno dei 2 pazienti perché le sue condizioni sono migliorate. Ieri, iniziato il trattamento ad altre 2 persone ed oggi ne tratteremo altre due”.

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