Gli scienziati confrontano il nuovo coronavirus con i virus SARS e MERS: l’articolo sul sito The Scientist

Il sito “The Scientist” parla dei risultati di uno studio derivato dal confronto tra il nuovo coronavirus e i virus di SARS e MERS. In un report pubblicato lo scorso 7 febbraio su Cell Host & Microbe , scrive il portale, i ricercatori hanno annotato tre genomi 2019-nCoV e identificato differenze e somiglianze rispetto ad altri genomi, incluso quello del coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
A partire dal 20 gennaio, scrive sempre “The Scientist”, “c’erano 14 sequenze di genomi per 2019-nCoV rilasciate da sei diversi laboratori (ciascuno di queste è disponibile, per i ricercatori, tramite il Genbank del National Center for Biotechnology Information, l’iniziativa globale sulla condivisione di tutti i dati sull’influenza).
Taijiao Jiang, biologo computazionale dell’Accademia cinese delle scienze mediche e del Peking Union Medical College, e il suo team di ricercatori, volevano ottenere “approfondimenti sui meccanismi molecolari che sono alla base della funzionalità e della patogenesi di questo nuovo virus”, prosegue ancora il portale scientifico. Così hanno annotato tre genomi del 2019-nCoV, che sono stati sequenziati da campioni raccolti il ​​30 dicembre e l’1 gennaio scorsi dall’Istituto nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie virali, parte del CDC cinese (anche questi disponibili tramite il GISAID). Quindi li hanno confrontati con il coronavirus trasmesso dai pipistrelli, con quello della SARS umana e con quello della sindrome respiratoria del Medio Oriente umano (MERS-CoV). Gli autori hanno così scoperto che c’erano solo 5 differenze nei nucleotidi in un totale genomico di circa 29.800 nucleotidi. Tra i 3 genomi del CoV-19 hanno inoltre identificato anche 14 “open reading frames” (ORF) previsti per codificare 27 proteine (incluse 4 strutturali e 8 accessorie). Precedenti ricerche sul coronavirus indicano che le proteine ​​accessorie possono mediare la risposta dell’ospite al virus, che può influenzare la patogenicità e può costituire parte della particella virale.
“Ci stiamo tutti chiedendo da dove provenga questo nuovo virus, e possiamo vedere, dalla nuova sequenza e dalle sequenze che abbiamo già avuto per i coronavirus, che è probabile si tratti di un ricombinante di un numero di coronavirus diversi che però sono già noti” afferma Rachel Roper, biologa della East Carolina University che faceva parte del team che per primo, nel 2003, analizzò e sequenziò il genoma del coronavirus SARS.

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