Un nuovo farmaco dimezza la progressione di alcuni tipi di cancro al pancreas

Roma, 7 giu. 2019 (Agonb) – La ricerca è stata presentata nei giorni scorsi al meeting annuale della American Society of Clinical Oncology (ASCO). Promette di dimezzare la progressione di alcuni tipi di cancro al pancreas, che rappresenta la patologia oncologica più temuta a causa della severità delle conseguenze in chi lo contrae.

Lo studio si chiama POLO e, tra gli scienziati che vi hanno collaborato ci sono Giampaolo Tortora, professore ordinario di Oncologia Medica all’Università Cattolica e direttore del Comprehensive Cancer della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, e Michele Reni, responsabile dell’Area di ricerca sui tumori del pancreas dell’Ospedale San Raffaele IRCCS di Milano.

POLO è uno studio internazionale randomizzato di Fase III con placebo, in doppio cieco in pazienti con adenocarcinoma del pancreas con mutazione nei geni BRCA1 e/o BRCA2 (gBRCAm) sottoposti per almeno 16 settimane chemioterapia e non hanno avuto una progressione di malattia.

«Parte dei pazienti arruolati nello studio – spiega Tortora – ha ricevuto olaparib (compresse da 300 mg/2 al dì) parte placebo, a partire da 4-8 settimane dopo l’ultima dose di chemioterapia, continuando fino a progressione o tossicità inaccettabile».

Circa il 7,5% dei pazienti con tumore del pancreas hanno queste mutazioni e quindi sono candidabili alla terapia con olaparib. Il farmaco, che si assume per bocca, è già in uso su altri tumori e funziona bloccando l’azione di un enzima che ripara il Dna, la proteina PARP, impedendo così il riparo dei danni provocati al Dna dalla chemioterapia precedente con derivati del platino.

Attualmente le persone affette da tumori del pancreas metastatico hanno una sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) di soli 6 mesi circa. A oggi non si sono mai dimostrati efficaci trattamenti di mantenimento per migliorare la sopravvivenza di questi malati.

Lo studio POLO si è basato su un precedente recente studio di Fase II, in cui l’aggiunta dell’inibitore di PARP aveva dimostrato un tasso di risposte di quasi il 22% in pazienti con mutazione gBRCAm. POLO è stato quindi il primo studio di Fase III che ha valutato l’efficacia del mantenimento con un inibitore di PARP nei tumori del pancreas dopo chemioterapia.

Il principale obiettivo dello studio era prolungare la sopravvivenza libera da malattia, valutata da un comitato centrale indipendente dai ricercatori. Sono stati trattati 90 pazienti con olaparib e 61 con placebo. Lo studio POLO ha dimostrato un incremento significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza nei pazienti con gBRCAm che hanno ricevuto olaparib invece del placebo dopo chemioterapia, ottenendo una sopravvivenza media liberi da progressione di malattia di 7,4 contro 3,8 mesi, riducendo quindi del 47% il rischio di progressione dei pazienti trattati. A 2 anni il 22.1% dei pazienti trattati con olaparib era libero da progressione di malattia rispetto al 9.6% di quelli trattati con placebo. La tollerabilità è risultata buona e in linea con quanto atteso sulla base dei trattamenti consueti con olaparib anche in altre malattie così come la valutazione della qualità della vita.

«POLO è quindi il primo studio che nei tumori del pancreas stabilisce un vantaggio nel trattamento con un nuovo farmaco biologico assegnato sulla base di una alterazione genetica-molecolare – sottolinea il professor Tortora -. Si stanno inoltre studiando altre alterazioni molecolari presenti in piccoli sottogruppi di pazienti con tumori del pancreas, che potrebbero avere in tempi brevi farmaci specifici».

«Si apre così, finalmente anche nella lotta contro questo tumore, una strada già percorsa con successo per curare altri tipi di cancro (che colpisce per esempio polmone, mammella, colon, melanoma), in cui i pazienti ricevono terapie in base alle rispettive alterazioni nel profilo genico-molecolare della loro neoplasia», conclude il professor Tortora.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “New England Journal of Medicine”. (Agonb) Ffr 09:30.