Tra antropologia e biologia, alla scoperta del Logos dell’uomo

Quando biologia ed antropologia vanno a braccetto. Il racconto dell’evoluzione dell’uomo e la scoperta dei linguaggi preistorici sono al centro di una serie di appuntamenti dedicati alla scuola primaria, condensati nel titolo “I lunedì con l’antropologa“. L’evento, che come dice il titolo stesso, cade ogni lunedì, è organizzato dallo staff del Museo di Casal de’ Pazzi, l’importante area archeologica romana ubicata tra la via Tiburtina e la via Nomentana, a un tiro di schioppo dal fiume Aniene. Il progetto è dedicato alle scolaresche e, oltre ad offrire la possibilità della visita al Paleo-Suolo di Casal de’ Pazzi, prevede l’incontro con la biologa ed antropologa Flavia Salomone, che, partendo proprio dai rinvenimenti del sito, ripercorre le tappe salienti dell’evoluzione umana con un laboratorio incentrato sul linguaggio nella preistoria. Nota di rilievo: visita e laboratorio sono completamente gratuiti. Ma la prenotazione è obbligatoria al numero telefonico del Museo (06.6710.77007). 
Un progetto, dunque, al cui interno biologia ed antropologia si intersecano profondamente, diventando un tutt’uno, alla riscoperta del lungo excursus che ha condotto l’uomo a diventare “umano”. Un processo lungo, quest’ultimo, svoltosi nel corso di milioni di anni. D’altronde il termine stesso antropologia (dal greco ἄνθρωπος, “uomo”, e λόγος, “discorso, studio”), rimanda letteralmente allo “studio dell’uomo” vale a dire alla scienza che studia l’essere umano in quanto “essere biologico“, cioè, appartenente all’ordine animale dei Primati. 
Da un punto di vista storico, giova ricordare che l’antropologia fisica, intesa come ramo delle scienze che indaga sulla natura “biologica” dell’essere umano, prese forma alla fine dell’Ottocento quasi in contrapposizione allo studio umanistico dell’uomo (ciò che oggi chiamiamo antropologia culturale). Si iniziarono allora a studiare le forme e le funzioni dell’organismo umano, la biodiversità umana attraverso l’osservazione a “occhio” delle differenze fra i vari individui; quindi si passò alle misurazioni del corpo e del cranio in particolare. A poco a poco si iniziarono a sviluppare gli strumenti antropometrici che risulteranno utili, in futuro, nella codificazione dei canoni metrici con i quali si presero a “classificare” i vari individui in tipi differenti.
La scoperta dei reperti neanderthaliani spinse poi, gli studi in un campo allora totalmente inesplorato, alla ricerca delle nostre origini più remote. Queste testimonianze di un’umanità arcaica, molto diversa dalla nostra e l’emergere del pensiero di Darwin, diedero quindi il via alla paleontologia umana e alla biologia evoluzionista che ha avuto, nell’antropologia, una delle sue più affascinanti applicazioni.
L’antropologia oggi è presente in varie branche biologiche. Il notevole importo offerto dagli studi di biologia molecolare ha permesso di aggiungere un tassello fondamentale per comprendere il complesso mosaico della storia evolutiva dell’uomo ed anche, in un certo qual modo, del suo essere diventato “umano”. Oggi si parla di antropologia molecolare per indicare quella branca della biologia impegnata nello studio del DNA del vivente e quello antico dei fossili. L’antropologia fisica poco si studia nelle scuole ed invece sarebbe fondamentale approfondirla per comprendere quale meravigliosa ricchezza si cela all’interno della biodiversità umana, quali invisibili e solidi meccanismi naturali regolino il nostro “essere umani” nel contesto più ampio della natura.