Procreazione Medicalmente Assistita, specialisti a confronto nella Cittadella Regionale di Germaneto

In 130, tra biologi, medici, infermieri ed ostriche, hanno partecipato al convegno La preservazione della fertilità nelle pazienti affette da patologie benigne e maligne: dalla biologia alla clinica”, svoltosi lo scorso 21 novembre, nella “Sala Verde” della Cittadella Regionale di Germaneto (CZ). Si è trattato del primo evento scientifico e formativo dedicato interamente alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), promosso dall’Ordine Nazionale dei Biologi, dall’Università Magna Graecia di Catanzaro e dall’Associazione Scientifica Biologi Calabresi – con il Patrocinio della Regione Calabria, Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio, Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Catanzaro, Ordine delle Professioni Infermieristiche, Ordine delle Ostetriche e Società Italiana Embriologia Riproduzione e Ricerca (SIERR).

Nel corso del convegno, esperti e specialisti della riproduzione umana si sono confrontati sul modo in cui garantire alla donna, in maniera trasversale e sinergica, le maggiori probabilità di tutela della fertilità.
Di fatto, la platea ha potuto assistere ad un vero e proprio scambio formativo e multidisciplinare su diagnosi precoci, patologie connesse all’infertilità, strategie (chirurgiche, non chirurgiche) efficaci, diete consigliate e personalizzazioni dei trattamenti. Biologi, medici e tutti gli altri addetti ai lavori hanno potuto dire la loro e confrontarsi sui particolari aspetti connessi alla tutela della fertilità: dalla valutazione dei disturbi dell’ovulazione alle strategie alimentari a esse correlabili (nel corso dei lavori sono stati presentati i risultati degli studi clinici sull’applicazione della dieta ciclica – Cyclicity Diet – con effetti positivi sui casi di donne affette da PCOS, sindrome dell’ovaio policistico); dall’analisi della riserva ovarica alla criopreservazione degli ovociti, alle pratiche chirurgiche per la preservazione della fertilità; dall’età materna agli esiti di PMA; dall’applicabilità delle tecniche di PMA nelle pazienti oncologiche ai fattori ambientali che influenzano la fertilità.

Nel suo intervento, il dottor Franco Scicchitano, consigliere dell’Ordine nazionale dei Biologi, ha voluto soffermarsi “sull’importanza dell’equipe che opera nei centri di PMA” perché “da questi dipende il successo del centro.  “Negli ultimi anni l’esperienza clinica e le evidenze scientifiche raccolte confermano che è necessario un approccio multitasking per ottenere risposte efficaci e personalizzate sulle caratteristiche dei singoli, per questo l’impegno dei biologi a fianco dei medici sarà sempre maggiore” ha sottolineato Scicchitano. “La PMA – ha proseguito il rappresentante dell’ONB – sappiamo essere una scienza multidisciplinare che implica una stretta collaborazione tra diverse figure professionali, ognuna con le proprie competenze e responsabilità, rivolte tutte verso l’obiettivo comune di fare del proprio meglio per aiutare le coppie in difficoltà nel concepire un figlio.
“Medico ginecologo, embriologo, infermiere o ostetrica sono figure cardine di un Centro di Procreazione Assistita”. “È però indispensabile – ha proseguito Scicchitano – avvalersi della collaborazione di altri specialisti, il cui consulto risulta essere fondamentale per migliorare l’intero procedimento”. Specialisti come “l’urologo o l’andrologo, il medico endocrinologo, il medico genetista e il laboratorio di genetica, lo psicologo. E ancora, da citare, il medico ematologo, l’infettivologo, il cardiologo, l’oncologo (nel caso di preservazione della fertilità in pazienti oncologiche)”. Per concludere: “qualsiasi specialista che possa dare un contributo per la visione d’insieme della coppia che cerca un figlio, risulta essere utilissimo al Centro PMA e per le decisioni che gli operatori prenderanno durante il trattamento” ha concluso il consigliere dell’Ordine.

Molte statistiche, è stato fatto notare durante il convegno di Germaneto, dimostrano che la probabilità mensile di concepire un figlio è intorno al 30%, ma si riduce al 20% dopo i 35 anni e al 10% dopo i 40 anni e che sempre più donne cercano il concepimento tra i 35 e i 45 anni, a causa di condizionamenti di vario tipo, soprattutto sociali, con conseguenze sulla fertilità più evidenti nella donna che nell’uomo. È dimostrato che nella donna, dopo i 40 anni la fertilità è ridotta, perché si riduce la riserva ovarica, ma anche che in un 30% dei casi l’infertilità possa dipendere anche da problemi relativi alla struttura o alla funzione dell’apparato riproduttivo femminile o patologie benigne o maligne.

Per fortuna i moderni approcci di preservazione della fertilità e PMA offrono soluzioni sinergiche a vari livelli, per le donne meno giovani, o con patologie, tanto che in un anno, circa 13 mila bimbi sono nati grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e, nello stesso anno, circa 75 mila persone si sono rivolte ai centri di PMA per avere un bimbo .

“Ogni donna va tutelata nel difficile percorso della PMA, ma prima ancora va tutelata la sua salute riproduttiva – ha spiegato il prof. Fulvio Zullo, Ordinario di Ostetricia e Ginecologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – e oggi la Calabria, in cui la PMA è inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza dal 2017, può contare su un centro pubblico di terzo livello di PMA, l’unico, presso l’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, con un equipe di specialisti in grado di sostenere le coppie, dalla diagnosi di infertilità a tutto il processo di fecondazione assistita”.

“Embriologi, genetisti, biotecnologi, nutrizionisti sono una task force imprescindibile – ha concluso il dott. Ennio Avolio, presidente dell’Associazione Scientifica Biologi Calabresi – sia nel cooperare nella scelta dell’opzione più adatta alla singola coppia, sia nell’indirizzare e monitorare materiali e metodi di conduzione delle diverse opzioni”.

All’evento hanno contribuito in maniera incondizionata: IBSA, Dietamedicale Health Point, DS Medica, Metagenics, WPM.



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