Ricorso rigettato, la Cassazione riconosce il nesso tra Uranio impoverito e patologie tumorali

Quando, lo scorso mese di marzo, l’Ordine Nazionale dei Biologi tenne il convegno internazionale sulle “Nuove Frontiere della Biologia“, con un focus specifico sulle nanoparticelle ed il loro potere inquinante e patogeno, subì attacchi feroci e critiche provenienti da taluni ambienti del mondo accademico e della comunità scientifica presente in alcune istituzioni sanitarie. L’accusa era quella di aver preparato un convegno anti vax per dare sostegno a tesi anti-scientifiche ancorché fossero presenti, al tavolo, ospiti del calibro del premio Nobel Luc Montagnier, del due volte candidato allo stesso premio Giulio Tarro ed altri illustri scienziati di fama internazionale. Successivamente la Commissione speciale di indagine della Camera dei Deputati sull’Uranio impoverito ed i vaccini ha prodotto una relazione ufficiale sulla nocività delle nanoparticelle sia inalate che inoculate. Ora la sentenza della Corte di Cassazione che riconosce il nesso causale tra Uranio impoverito e patologie tumorali. Speriamo che gli improvvisati critici ne prendano atto e che i danneggiati possano trovare giustizia e ristoro.

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“Riconosciuto il nesso causale tra Uranio impoverito e patologie tumorali e riconosciuta la “colpa” dell’Amministrazione della Difesa nell’aver ignorato i pericoli nell’esporre i nostri militari su teatri operativi in cui vi era stato l’utilizzo di munizionamento all’Uranio impoverito”. Così Domenico Leggiero, dell’Osservatorio Militare commenta la sentenza della Cassazione che ha rigettato due motivi del ricorso avanzato dal ministero contro la decisione della Corte d’appello di Roma che aveva confermato la condanna in primo grado della Difesa per “condotta omissiva”, non avendo protetto adeguatamente il caporalmaggiore Salvatore Vacca, morto di leucemia l’8 settembre 1999 a 23 anni dopo aver partecipato ad una missione in Bosnia con la brigata “Sassari“, nel novembre 1998. Accolto invece il terzo motivo del ricorso del ministero della Difesa, quello riguardante i risarcimenti. Con i primi due motivi il ministero aveva chiesto la nullità della sentenza d’appello “per avere la stessa erroneamente dichiarato inammissibile l’appello per difetto di specificità”, nonché per l’omessa motivazione della decisione. Entrambi sono stati respinti. Accolto invece il terzo, con il quale la Difesa aveva contestato i risarcimenti danni richiesti dai genitori e dalla sorella di Vacca. In merito, la Cassazione rinvia per nuovo esame alla Corte d’appello di Roma “che provvederà anche alla regolamentazione delle spese relative al presente giudizio di legittimità”. La Difesa aveva chiesto che l’indennizzo corrisposto ai parenti del militare morto doveva essere scomputato dalle somme liquidabili a titolo di risarcimento del danno.