Studio italiano su linfomi pediatrici premiato a Rotterdam

 Il sesto Simposio internazionale sui Linfomi Non-Hodgkin dei bambini, adolescenti e giovani adulti di Rotterdam premia l’italiana Federica Lovisa del Laboratorio di Biologia dei tumori solidi dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza di Monte di Malo (Vicenza) per la sua ricerca sul linfoma pediatrico follicolare. Il riconoscimento internazionale è stato attribuito alla biologa molecolare di Maniago (Pordenone), distintasi tra i 184 studiosi al termine dell’incontro da poco conclusosi in Olanda, co-organizzato dall’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP). Grazie all’ausilio della tecnologia del Next Generation Sequencing (NGS), infatti, la ricercatrice ha potuto individuare quali reti di segnali biologici (signaling networks) siano responsabili dello sviluppo del linfoma follicolare pediatrico. Le cellule del linfoma follicolare si originano dai linfociti B, cellule che, di norma, si espandono in caso di infezione, producendo gli anticorpi necessari a neutralizzarla. In presenza di mutazioni, pero’, le funzioni che regolano questo complesso sistema di controllo non funzionano correttamente e le cellule B proliferano in maniera incontrollata, generando il linfoma. “Purtroppo non sappiamo ancora cosa causi le alterazioni genetiche spesso associate ai tumori – spiega Lovisa – ma con questo studio abbiamo posto le basi, da un lato, per aiutare i clinici a formulare una diagnosi più precisa, ovvero stabilire se si tratta di un tumore o di una iperplasia benigna, dall’altro per capire come mai per alcuni pazienti sia sufficiente l’asportazione del linfoma, mentre per altri siano indispensabili più cicli di chemioterapia”. “Tale riconoscimento – aggiunge – è importante non solo per la mia carriera professionale, ma anche per IRP poiche’ conferma quanto la ricerca che vi viene svolta sia riconosciuta a livello internazionale”, aggiunge la dott.ssa Lovisa, premiata con una targa e un assegno di 500 dollari dai top scientists Mitchell Cairo, del New York Medical College, e Paul J. Galardy della Mayo Clinic.