Acqua potabile: quanto mi costi…

Viaggio intorno ai costanti e cospicui aumenti del costo dell’acqua potabile

 

Il 22 marzo 2015 è stata festeggiata la Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day), ricorrenza che si ripete dal 1992 grazie alle Nazioni Unite (ONU – organizzazione intergovernativa a carattere internazionale), all’Agenda 21 (esteso e organizzato “programma di azione” che ha avuto origine dalla Conferenza ONU su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992, che rappresenta una specie di compendio per lo sviluppo sostenibile del pianeta per il XXI secolo) e alla Conferenza di Rio.

 

Questa ricorrenza internazionale permette di fare il punto sulle problematiche idriche (consumi, inquinamento delle fonti, costi, accesso all’acqua dolce, potabilizzazione, depurazione delle acque reflue, aspetti igienico-sanitari, ecc.) e la sensibilizzazione della società a tutte queste problematiche.

Insomma, grazie a questo momento di riflessione, vengono “portate a galla” molte delle tematiche connesse all’acqua, ma spesso in Italia, durante questo giorno, si da poco peso ai costi che i cittadini devono sostenere per questo diritto fondamentale (l’accesso all’acqua), oneri così elevati da aver portato nel tempo a definire questo liquido vitale come “l’Oro Blu”.

 

In Italia nonostante i costanti e cospicui aumenti delle bollette dell’acqua permane la carente efficienza del servizio, spesso “cristallizzato” nei problemi di sempre, infatti continua a registrarsi una forte perdita di acqua durante il condottamento a causa delle vetuste reti idriche (perdita che in alcuni contesti arriva addirittura ad un terzo dell’acqua potabile erogata), scarso stato funzionale delle strutture, elevati costi di manutenzione, ecc.

Quindi si può affermare che mentre la qualità dell’acqua potabile in generale sta subendo un certo incremento, dovuto alle tecnologie adoperate in fase di potabilizzazione, all’azione dell’UE (attraverso costanti norme sempre più restrittive che limitano l’inquinamento dei corpi idrici) e degli organi di controllo, il servizio, salvo ristrette realtà, è rimasto molto arretrato. Ovviamente a ciò non è conseguita una stabilizzazione delle bollette bensì un incremento spesso non omogeneo sul territorio. Infatti, una famiglia tipo (cioè con ugual numero di membri, tra genitori e figli, e di stile di vita) si ritrova a dover pagare di più in una città (es. Firenze, Trieste) piuttosto che in un’altra nonostante l’uguale consumo di acqua.

Il risultato di tutto ciò? Che molte famiglie si ritrovano a dover pagare tariffe per l’acqua potabile dal 30% sino al 70% in più rispetto a pochi anni fa pur non avendo variato i consumi o al limite sono cambiati di poco!

 

Lo Stato italiano, con l’obiettivo di frenare i consumi (quindi soprattutto gli sprechi), applica il principio per cui “più si consuma più si paga” imponendo delle tariffe a scaglioni, di conseguenza individuando un prezzo unitario dell’acqua a metro cubo più ingente per gli scaglioni alti però spesso senza considerare il numero dei costituenti la famiglia. In altre parole non tutti i Comuni sono venuti incontro alle esigenze delle famiglie più numerose (anche se frequentemente sono le più disagiate dal punto di vista economico).

Anche se negli ultimi anni il Servizio Idrico Nazionale si è posto come obiettivo il superamento della suddivisione delle tariffe idriche, (sino al 2011 decise dall’ATO – “Autorità Territoriali Ottimali” – che operavano a livello comunale o provinciale) demandando certe decisioni alle Regioni e in seguito all’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas) la quale ha predisposto le regole (cioè il tariffario semplificato e unico per tutta l’Italia), non si sono ottenuti i risultati sperati in quanto successivamente sono gli organismi locali (spesso ancora le ATO) che determinano i costi anche se poi queste proposte devono ritornare all’AEEG che verifica la correttezza della procedura!

Insomma pur avendo una aleatoria tariffazione unica vi è una forte mutevolezza territoriale dei costi sulla bolletta quindi la tanto attesa “tariffazione unica” non ha portato i benefici sperati!

 

Nei pochi Comuni dove negli ultimi anni non si è verificato un incremento delle tariffe per l’acqua potabile spesso tale situazione si è verificata non per efficienza e virtuosismi locali, bensì per imposizione dell’AEEG a seguito della non equiparazione alle regole imposte dalla stessa Autorità per l’energia e per altro tipo di inosservanze (come la non elaborazione e attuazione della Carta dei Servizi, ecc.).

 

In poche parole la situazione idrica del nostro Paese non è di certo tra le più limpide…

 

 

 

 

Dr. Luciano O. Atzori

Consigliere Segretario dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Coordinatore della Commissione permanente di Studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”

Delegato nazionale per l’Igiene, la Sicurezza e la Qualità

Coordinatore del Comitato EXPO2015

Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute

 

 

 

 

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